I conti senza l’oste. Nella trattativa sulla Brexit, li fanno – e non è la prima volta – i britannici, che danno mandato alla loro premier Theresa May d’ottenere un accordo migliore di quello già negoziato con i partner dell’Ue. Come se la May non ci avesse già provato. E come se potesse essere un colloquio tra la May e il leader laburista Jeremy Corbin a indurre a concessioni Macron, la Merkel e tutti gli altri, che continuano a tenere il semaforo sul rosso, “l’intesa c’è e non si cambia”. In attesa d’incontrare per l’ennesima volta la premier britannica, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, mette i puntini sulle i: “Il dibattito e il voto di martedì ai Comuni non cambiano il fatto che l’accordo di divorzio non sarà rinegoziato”, perché l’intesa “resta la sola e la migliore possibile, lo abbiamo detto a novembre, ribadito in dicembre e ancora a gennaio”.
Parlando a Strasburgo al Parlamento europeo in sessione plenaria, Juncker affonda ulteriormente il colpo ed evoca il ‘no deal’: “Il voto” di Londra “ha acuito il rischio di un’uscita non ordinata e quindi dobbiamo continuare a prepararci per tutti gli scenari, anche i peggiori”. Il presidente della Commissione rende alla May l’onore delle armi. E le getta persino un’ancora di salvezza: la premier – dice – “s’è personalmente battuta” per evitare il ritorno a una frontiera ‘vecchio stampo’ tra le due Irlande, l’Eire e l’Ulster, ma “nessuna rete di sicurezza potrà mai essere sicura se è a durata determinata”. La chiusa dell’intervento è scontatamente ottimista: l’accordo ci sarà, “lavoreremo giorno e notte per farlo, ma pure per essere pronti al contrario”.
Alla voce di Juncker si somma quella di Michel Barnier, il negoziatore europeo: respinge il gioco dello scaricabarile che Londra tenta; critica la May che “prende le distanze dall’intesa da lei negoziata”; rivendica di avere sempre “negoziato con e non contro la Gran Bretagna”; e sottolinea che per l’Ue l’accordo che c’è resta “l’unico e il migliore per garantire l’uscita ordinata del Regno Unito”. E la clausola di salvaguardia sull’Irlanda è realistica: può essere ridiscussa, ma dopo la firma dell’accordo di ritiro.
Le reazioni dei deputati ai discorsi di Juncker e Barnier confermano un’impressione: l’Unione non è mai stata così coesa come sulla Brexit.