I 250 confessionali che sono stati allestiti nel Parco del Perdono, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù, sono stati costruiti anche da 35 detenuti del penitenziario La Joya di Panama, coinvolti in un’iniziativa chiamata ‘Laboratorio Libertà’: in cambio del lavoro volontario prestato dalle 8 alle 16 di ogni giorno, i detenuti hanno ottenuto benefici penitenziari e – spiega il direttore del carcere – “la grande soddisfazione di sentirsi inclusi nel Festa della Gmg”, che è molto sentita nel piccolo Paese centro-americano.
I 35 detenuti hanno svolto attività di taglio, rifinitura, verniciatura e pittura dei confessionali, che hanno così acquisito un significato del tutto speciale: “Anche se non potremo esserci alla Festa – queste le parole di uno degli ‘operai’ di ‘Laboratorio Libertà’, riferite dalla Sir -, sentiamo di fare qualcosa di importante; e ringrazio Dio per l’opportunità di dare un contributo a un evento così importante come la Gmg”.
Lo sforzo organizzativo ha molto impegnato il piccolo Paese centro-americano, grande un quarto dell’Italia, ma con poco più di quattro milioni di abitanti: l’arrivo di Papa Francesco e di centinaia di migliaia di giovani da tutto il Mondo ha messo alla prova le capacità d’accoglienza e gestionali. E ci sono ovviamente stati incidenti di percorso: a inizio settimana, ad esempio, c’è stato un maxi blackout elettrico. “Troppi telefonini da ricaricare”, scherzavano sui social i giovani sul posto.
Anche se Papa Francesco non è il primo pontefice a visitare Panama – Giovanni Paolo II vi venne, ma si fermò un solo giorno -, l’evento è vissuto con grande intensità: “È una grande gioia riceverlo, così com’è un grande orgoglio che il nostro Paese sia stato scelto per organizzare la Gmg”, ha detto in una intervista a Vatican News il presidente della Repubblica Juan Carlos Varela Rodríguez. “Ancora una volta Panama sarà un Paese che costruisce ponti tra nazioni e culture, un punto d’incontro, un punto di partenza, affinché il messaggio di Papa Francesco si diffonda da qui a tutti gli angoli del pianeta”, ha aggiunto il presidente eletto nel luglio 2014.
Al di là del fervore per un evento eccezionale, quello che troverà il pontefice è un paese tormentato e lacerato dalla corruzione e dagli scandali, nel contesto di un’America centrale dove la situazione del Nicaragua sembra incancrenirsi in una spirale autoritaria e repressiva. E se, altrove, le dittature atroci e sanguinose del XX Secolo sono un ricordo, la povertà resta spesso un dramma. Non a caso la ‘carovana dei migranti’ risalita, attraverso il Messico, fino al confine con gli Stati Uniti veniva soprattutto dall’Honduras e dal Guatemala.
Panama evoca il Canale che taglia l’istmo tra il Mare delle Antille, cioè l’Oceano Atlantico, e l’Oceano Pacifico, accorciando il percorso delle navi mercantili: realizzato all’inizio del XX Secolo è stato recentemente raddoppiato. E richiama pure la figura di Manuel Noriega, ‘faccia d’ananas’, generale e dittatore che venne ‘estradato’ con un’operazione militare negli Stati Uniti e condannato per traffico di droga e altri crimini – morì detenuto nel 2017 -. L’anno scorso, il Paese del Canale, restituito alla sovranità nazionale dopo quasi un secolo di ‘extra-territorialità’, s’è imposto all’attenzione internazionale con un exploit sportivo: l’esordio ai Mondiali di Calcio in Russia.
L’economia è piccola, molto aperta, altamente diversificata e decisamente competitiva, almeno stando agli standard regionali: il tasso di disoccupazione, poco più del 2%, è il più basso dell’area ed è molto basso in assoluto; il tasso di crescita è dell’ordine del 5% annuo – dati 2018 e 2019 -; e la flotta mercantile di Panama è fra le più grosse al Mondo, perché battere bandiera panamense comporta vantaggi per gli armatori. Ma le sfide restano impegnative, complicate dal male endemico della corruzione.
Sebbene la situazione politica sia generalmente stabile, l’efficacia delle politiche adottate è ridotta perché il Partido Panameñista (PP) di centro-destra del presidente Varela non ha una maggioranza nel Congresso. E lo stesso presidente non è al di sopra di ogni sospetto: nei suoi confronti, s’indaga, ad esempio, per il coinvolgimento in uno scandalo di corruzione relativo al conglomerato brasiliano Odebrecht.
Nell’aprile del 2016, poi, Panama fu al centro di una vicenda d’impatto mondiale: i Panama Papers, informazioni confidenziali uscite dagli archivi informatici dello studio Mossack Fonseca, il più grande studio legale al Mondo, che opera da Panama. La diffusione dei files coinvolse titolari d’aziende offshore fra cui personalità politiche, imprenditori, sportivi, attori, le cui attività erano legali a Panama, ma potevano costituire un illecito nei Paesi di residenza fiscale.
Dopo lo scandalo, che appannò l’immagine panamense di ‘paradiso fiscale’, il governo si diede molto da fare per innalzare gli standard di trasparenza e di conformità finanziaria. Nel giugno 2017, solo un anno dopo, l’Ocse ha dichiarato Panama “ampiamente conforme” alle norme internazionali in materia di trasparenza fiscale.
Ma ciò non significa che la corruzione sia stata eradicata. Anche il predecessore di Varela, Ricardo Alberto Martinelli Berrocal, imprenditore di origine italiana ‘sceso in campo’ in politica, presidente dal 2009 al 2014, fu molto chiacchierato, in Italia anche per i rapporti d’affari con personaggi vicini a Silvio Berlusconi, quando questi era presidente del Consiglio italiano. Nel giugno 2017, Martinelli venne arrestato a Coral Gables, in Florida, con l’accusa di avere illegalmente intercettato i suoi oppositori e di avere utilizzato un dispositivo fornitogli da una società israeliana per tenere sotto controllo le comunicazioni fra cittadini panamensi.
Secondo gli studi internazionali, Panama deve ancora migliorare la funzionalità delle sue istituzioni, specie sui fronti della lotta alla corruzione e alla criminalità e del miglioramento dell’indipendenza del sistema giudiziario. Per salvaguardare la posizione di polo logistico e centro finanziario cardine, bisogna inoltre migliorare il livello di istruzione generale.
L’aumento del Pil deriva dall’espansione dei canali e dai progetti di opere pubbliche (infrastrutture), con un’inflazione contenuta garantita dall’ampia ‘dollarizzazione’ del Paese. Il debito pubblico resta su un livello moderato (circa il 39% del Pil), finanziato a lunghe scadenze (dieci anni in media) e sostenibile. Ma il gettito fiscale rimane tra i più bassi della regione.