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Giappone: Akihito, imperatore della pace, saluta e lascia

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/01/2019

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Il suo è stato il regno della ‘pace realizzata’, dopo quello della ‘pace illuminata’, in realtà segnato da una guerra oscura, del padre Hirohito. Per il Giappone, l’era ‘Hesei’ è di fatto terminata ieri, con l’ultimo discorso pubblico del Nuovo Anno dell’imperatore Akihito. Il nome della nuova era sarà ufficiale solo il 1° aprile: essa inizierà il 1° maggio, quando ad Akihito succederà sul trono del Crisantemo il figlio primogenito Naruhito.

A quattro mesi da un’abdicazione annunciata e programmata, per il timore di non potere più adempiere alle sue funzioni per l’età avanzata –ha 85 anni- e la salute declinante, il ‘tenno’, cioè il sovrano, ha rinnovato al popolo i suoi auspici di pace.

Sarà il governo a svelare il nome della nuova era, che è il periodo di regno dell’imperatore. Le ere del Giappone, o ‘gengo’, scandiscono la storia del Sol Levante in periodi di tempo universalmente riconosciuti e costituiscono un elemento importante nella storiografia nipponica.

L’abdicazione di Akihito, l’insediamento di Naruhito e il passaggio da un’era all’altra sono eventi importanti anche dal punto di vista politico, anche se non costituiranno un fattore di discontinuità per il governo del premier Shinzo Abe, in carica dal 2012, che, oggi, fornirà alcuni nuovi dettagli procedurali.

L’abdicazione di Akihito è, infatti, la prima in quasi 200 anni da parte di un imperatore regnante: lo stesso Akihito aveva espresso il desiderio di lasciare il trono in un discorso a metà 2017, ma c’è voluta una legge speciale per rendere l’abdicazione, che non era prevista nel regime legale della Casa imperiale, possibile.

A conti fatti, Akihito avrà regnato per oltre trent’anni: l’era ‘Heisei’ cominciò infatti l’8 gennaio 1989, il giorno dopo la morte del monarca del periodo ‘Showa’, Hirohito, padre di Akihito: trent’anni in cui il Giappone è uscito da un relativo isolamento e confinamento ‘post –bellico’, divenendo un attore internazionale politico e non solo economico; e ora sta persino progettando di darsi di nuovo una dimensione militare non solo difensiva.

Per ascoltare il discorso di commiato del loro imperatore, il 125° del Giappone, l’ultimo regnante sulla Terra, circa 115mila persone si sono ritroate nel giardini del Palazzo imperiale, al centro di Tokyo. E’ tradizione che, all’inizio dell’anno, l’imperatore, l’imperatrice Michico e i loro figli con le loro famiglie incontrino i sudditi, sia pure al riparo dietro una vetrata a prova di proiettile.

“Simbolo del popolo” di fatto privato di ogni potere con la riforma costituzionale attuata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Akihito ha voluto visitare i Paesi che, nel conflitto, subirono violenze e soperchierie dai militari nipponici ed è sempre stato vicino alle vittime delle catastrofi che hanno segnato il Giappone, dai terremoti ricorrenti all’incidente alla centrale di Fukushima.

Ai cittadini venuti a rendergli omaggio e ad augurargli una pensione serena e in buona salute, accanto alla moglie Michico, Akihito non ha riservato testamenti politici o spirituali, ma ha molto insistito sulla pace. “Sono davvero felice di celebrare questo Nuovo Anno con voi sotto un cielo così blu e spero che il 2019 sarà un buon anno per la grande maggioranza di tutti voi … Prego per la pace e la felicità degli abitanti del nostro Paese e del Mondo intero … E’ un grande sollievo che l’era ‘Heisei’ si concluda senza che vi siano stati conflitti in Giappone”.

Akihito non ha in programma altre sortite pubbliche prima della sua abdicazione. Di qui l’emozione e l’intensità di questa giornata: famiglie intere, studenti, lavoratori, c’era uno spaccato d’un Paese che, con Akihito, ha ritrovato qualche fiducia nella figura imperiale.

Il padre Hirohito, il cui regno è stato il più lungo nella storia del Giappone, 63 anni effettivi, 68 contando il periodo di reggenza, aveva implicato la Casa imperiale nelle scelte nazionaliste e militariste degli Anni Trenta, anche se gli storici non sono unanimi nell’attribuirgli responsabilità nella deriva del Giappone in quegli anni.

Akihito è stato il primo imperatore a salire al trono senza vantare prerogative divine. Suo figlio Naruhito, sposato a Masako Owada, padre di una bambina, si è finora dedicato ad attività benefiche e umanitarie, per non dare ombra né al governo né al padre, che ha talora sostituito, specie negli ultimi tempi, nelle funzioni imperiali. Il nome della sua era rivelerà certo elementi del suo programma e delle sue ambizioni, ma forse anche delle intenzioni governative.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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