Lettore – Un altro uomo della cerchia del presidente Trump è finito sulla graticola e stavolta potrebbe portarci anche lui. L’avvocato personale di Trump, tale Michael Cohen, è stato condannato a tre anni, ma ha soprattutto vuotato il sacco su di lui. Questo Cohen avrebbe detto la verità al Congresso sui legami tra Trump e i russi in campagna elettorale e ha pure ammesso di avere pagato la pornostar andata con il presidente. E adesso che succede?, può arrivare davvero l’ora dell’impeachment per Trump?, visto che la lista di persone che erano vicino a lui e raccontano la verità si allunga?
Lo sa, Gentile Lettore, qual è la fortuna di Trump? Che molti suoi accusatori sono – ammesso che sia possibile – meno credibili di lui: l’avvocato Michael Cohen, l’altro avvocato di pornostar e conigliette Michael Avenatti (che s’è addirittura candidato alla nomination democratica), l’ex capo della sua campagna Paul Manafort, tutti banderuole, voltagabbana che raccontano sempre la verità che fa loro comodo o che li aiuta a risparmiarsi un po’ di anni di carcere.
Michael Cohen in particolare: è l’avvocato personale del magnate e poi del presidente; gli consiglia di pagare in nero Stormy Daniels, la cui storia di letto con Trump più che gli elettori –risale al 2010 – può turbare Melania; e provvede lui personalmente alla bisogna violando un po’ di leggi dell’Unione. Poi, quando le cose si mettono male, scarica il suo cliente e si compra la benevolenza dei giudici.
Questo non vuol dire che Trump sia messo bene nel viluppo d’inchieste sul e intorno al Russiagate, le mene del Cremlino per condizionare le presidenziali Usa 2016 e farlo eleggere. Robert Mueller, procuratore speciale, avrà però bisogno di testi più solidi, per costruire un’accusa di ostruzione alla giustizia o violazione delle leggi federali sulla campagna elettorale o altro che dia ai democratici uno spiraglio d’impeachment.
Da gennaio, l’opzione sarà politicamente praticabile, perché i democratici, dopo il voto di midterm, avranno la maggioranza alla Camera, cui spetta istruire l’impeachment. Ma è il Senato che deve esprimere un verdetto: lì, i repubblicani conservano la maggioranza – anzi, l’hanno ampliata -. E allora molto sarà calcolo politico: arrivare alle presidenziali 2020 con un presidente repubblicano logorato dal Russiagate e dalla torma di Cohen intorno a lui?, oppure arrivarci con un presidente uscito indenne da una procedura d’impeachment e, quindi, più forte?