Il nome, Global Compact per le migrazioni, suscita istintiva diffidenza, un po’ perché non è chiaro che cosa sia e molto per l’assonanza con quel Fiscal Compact dell’Unione europea che noi subito associamo ad austerità e sacrifici. Ma il Global Compact for Migration dell’Onu è tutt’altra pasta d’iniziativa: s’inserisce nel filone dello United Nations Global Compact, che incoraggia le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e rispettose della responsabilità sociale d’impresa e che fa da cornice a dieci princìpi nelle aree di diritti umani, lavoro, sostenibilità ambientale e lotta alla corruzione.
Tutte cose buone, dunque, alla peggio destinate a restare lettera morta, ma che male non fanno. Analogamente, il Global Compact per le migrazioni è un documento che stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo in base a indicazioni di esperti, operatori e funzionari. Il governo italiano, che appena due mesi or sono s’era detto pronto a sottoscriverlo, prende ora tempo: poiché il testo non è stato nel frattempo modificato, non è chiaro che cosa abbia indotto l’esecutivo giallo-verde a cambiare idea.
La svolta, annunciata dal vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha costretto il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero a fare acrobazie lessicali per non smentirsi a 180°: “E’ un documento – ha detto il premier – che tocca temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini. Riteniamo pertanto opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte all’esito della discussione”. Perplessità e irritazioni sono pure affiorate nella maggioranza: un Paese investito dai flussi migratori che da anni reclama solidarietà internazionale dovrebbe essere favorevole a un’iniziativa che incoraggia su questo fronte la cooperazione internazionale.
La genesi del documento è vecchia di almeno due anni. Il 19 settembre 2016 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò all’unanimità la Dichiarazione sui migranti e rifugiati, riconoscendo l’esigenza d’un approccio globale alla mobilità umana. “A tal fine – scrive su AffarInternazionali.it Nino Sergi, presidente onorario di Intersos e consigliere di Link 2007- c’è stato un ampio percorso di consultazione con le più rilevanti istituzioni pubbliche e private coinvolte, seguìto da negoziati fra i governi, che hanno prodotto la bozza finale del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare. In parallelo, e analogamente, è stato elaborato il Global Compact sui rifugiati”.
Entrambi i patti saranno adottati dalla comunità internazionale in una riunione ad hoc a Marrakech, in Marocco, il 10 e 11 settembre, in felice coincidenza con i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’Italia non ci sarà, nonostante il ministro degli Esteri Moavero avesse detto all’Onu a settembre che “quello che faremo a Marrakech ha importanza fondamentale” e che “l’Italia è soddisfatta dal processo negoziale”, che “la bozza finale è un compromesso molto buono”. In un comunicato dell’Onu, si riferiva che il premier Conte aveva confermato la firma dell’Italia incontrando il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Il Global Compact non è vincolante: costituisce più un quadro di riferimento comprensivo che un’agenda di misure concrete. Fra i 10 principi e i 23 obiettivi che elenca, ci sono molte indicazioni già previste dal diritto internazionale, del tipo “ridurre le vulnerabilità dei migranti”, o “combattere il traffico degli esseri umani” e così via. C’è inoltre l’incoraggiamento a una maggiore cooperazione fra gli Stati per gestire meglio il fenomeno migratorio, e qualche proposta più politica, come l’apertura di vie per l’immigrazione legale.
La maggior parte dei Paesi dell’Unione europea, e tutti quelli più interessati ai flussi migratori come Francia e Germania, firmeranno il documento. Fra i Paesi dell’Ue che non lo faranno ci sono quelli tradizionalmente più ostili ai migranti, e più contrari a ogni forma di redistribuzione o solidarietà comunitaria, come Austria, Polonia, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia, Croazia, Bulgaria. Il governo svizzero, proprio come l’italiano, subordina la sua adesione all’esito di un dibattito parlamentare. Gli Stati Uniti di Donald Trump sono contrari: non c’è da stupirsene, visto che rifiutano il multilateralismo e risolvono il problema dei migranti alzando muri e schierando i militari lungo la frontiera con il Messico.
Il piano di azione del Global Compact, coerente con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, invita gli Stati a una maggiore cooperazione e solidarietà e a collaborare con gli attori coinvolti, rispettando il principio di sussidiarietà. E’ un documento di mediazione tra posizioni differenti e dà indicazioni che nella loro sovranità ed autonomia gli Stati possono utilizzare secondo le proprie opzioni politiche, priorità, valutazioni e possibilità.
Con una visione forse ottimistica, Sergi prevede che possa “mettere davvero le basi per immaginare un governo ordinato, regolare, sicuro della migrazione, togliendola dalle mani di trafficanti e criminali, contenendo i movimenti illegali, dotandosi di regole chiare, precise e giuste, assicurando sicurezza ai cittadini e agli stessi migranti, garantendo di più il rispetto della dignità e dei diritti della persona umana”. Un libro dei sogni, magari, ma che male non fa: dice cose giuste e non impone di farle.