Duelli politici, ma anche di genere, di colore, generazionali: è un arcobaleno di diversità l’arco dei candidati senatori, deputati e governatori in lizza nel voto di midterm del 6 novembre. Nell’Unione, l’appuntamento di metà mandato è tradizionalmente favorevole al partito d’opposizione, cioè che non ha la Casa Bianca: dal 1934 ad oggi – oltre 20 elezioni, in quasi un secolo -, solo tre volte il partito del presidente ha guadagnato seggi in Congresso al midterm.
Consapevole, ed anche un po’ compiaciuto, che il voto di domani sia un referendum su di lui, più ancora che sul suo operato, il presidente Donald Trump sta dando il meglio – o il peggio – di sé nelle ultime battute della campagna elettorale e ha seminato i suoi comizi con una litania d’errori, approssimazioni e falsità: dalle teorie cospiratorie sui migranti ai proclami esagerati sui posti di lavoro creati. I fact checking della stampa qualificata glieli hanno puntualmente contestati, senza impatto alcuno sui suoi sostenitori, che alla certezza del dato – “la carovana dei migranti comprende centinaia di persone” – preferiscono le certezze del loro leader – “sono molti di più: io so contare una folla” –.
Dalle urne, oltre all’assetto del Congresso nei prossimi due anni, usciranno anche indicazioni per i democratici in chiave Usa 2020. Alla ricerca di leader che mancano, l’opposizione è tentata d’andarli a pescare in universi alternativi o paralleli, tipo Oprah Winfrey, Mark Zuckerberg, George Clooney o Michael Bloomberg, la sola ipotesi concreta fra tutte queste, ex sindaco della Grande Mela, un miliardario di New York, proprio come Trump.
I politici potenziali aspiranti alla nomination democratica per la Casa Bianca sono una ventina (e, magari, il nome buono deve ancora saltare fuori): figure solide, come l’ex vice-presidente Joe Biden o la senatrice del Massachusetts , la ‘sceriffa di Wall Street’ Elizabeth Warren; e figure emergenti, come la senatrice della California Kamala Harris, aggressiva e ambiziosa, oppure il senatore del New Jersey Cory Booker, ex giocatore di football a Stanford.
Alcuni ‘presidenziabili’ si sono messi in mostra nelle audizioni per la conferma della nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, uscendone però malconci: la Harris, Booker, Amy Klobuchar (senatrice del Minnesota). Altri sono finora rimasti defilati, come la senatrice di New York Kirsten Gillibrand. Altri – lo vedremo – affidano al Midterm le loro possibilità d’emergere a livello nazionale.
Il voto del 6 novembre, nelle ere fra loro confliggenti di Trump e di #Metoo può “infrangere tabù e soffitti di cristallo e ‘rivoluzionare’ il Congresso”, dice Serena Di Ronza, corrispondente dell’ANSA dagli Usa. L’ondata rosa di candidate batte ogni record e fa impallidire il 1992, entrato nelle cronache elettorali come l’Anno delle Donne: ce ne sono in corsa 257 per Camera e Senato; e 16 sono candidate a diventare governatrici.
Vediamo alcune delle sfide più importanti e dei personaggi più interessanti da seguire e quelli che entrerebbero nella storia segnando una prima volta.
Texas, sfida con vista sulla Casa Bianca – Ted Cruz, senatore repubblicano uscente, che fu nel 2016 il più insidioso rivale di Trump per la nomination repubblicana, se la deve vedere con Beto O’Rourke, astro nascente democratico, che rinuncia a un seggio alla Camera sicuro e si mette in gioco. Chi dei due vince potrà nutrire aspirazioni presidenziali – Cruz forse nel 2024 ; chi perde è fuori, presumibilmente per sempre. Veronica Escobar e Sylvia Garcia, entrambe democratiche, sono in lizza per divenire le prime ispaniche ad arrivare in Congresso dal Texas, tendenzialmente repubblicano e in prima fila nella lotta all’immigrazione latino-americana.
Florida, doppio match al calor razzista – Doppia sfida al calor bianco nella penisola spesso decisiva nelle elezioni presidenziali: il governatore repubblicano Rick Scott, soldi e carisma, sfida il senatore uscente democratico Bill Nelson; e, per la carica di governatore, il sindaco di Tallahassee, Andrew Gillum, un nero che i suprematisti anti-semiti bersagliano di critiche perché “amico degli ebrei”, affronta il deputato uscente Ron DeSantis, un ‘trumpiano’. Il match tra Gillum e DeSantis è una sorta di paradigma del voto 2018: di fronte, due candidati che rappresentano entrambi l’ala estrema dei loro schieramenti.
Una bisessuale al Senato – Molte le sfide tutte rosa: 33 tra Camera e Senato, mai così tante d’donna contro donna’. In Arizona, il seggio del Senato lasciato da Jeff Flake, un repubblicano che potrebbe cercare di sottrarre a Trump la nomination 2020, se lo giocano Martha McSally, repubblicana, e Kyrsten Sinema, democratica, che,se vincerà, diventerà la prima donna apertamente bisessuale eletta in Senato. Nel Colorado, invece, Jared Polis potrebbe diventare il primo governatore apertamente gay eletto negli Usa.
Una musulmana alla Camera – Rashida Tlaib, democratica, sarà la prima musulmana eletta alla Camera: il suo seggio, nel Michigan, è sicuro. Ilhan Omar, democratica del Minnesota, potrebbe essere la prima donna somalo-americana eletta alla Camera e la prima persona nata in Africa ad approdare sul Campidoglio di Washington. Deb Haaland del New Mexico potrebbe diventare la prima donna nativo-americana in Congresso, e Paulette Jordan nell’Idaho la prima governatrice nativo-americana. A New York, l’ispanica Alexandra Ocasio-Cortez, che ha vinto le primarie contro il deputato in carica, può divenire a 29 anni la più giovane deputata Usa: molti vedono in lei il futuro dell’America. Queste donne sono l’espressione del rinnovamento del partito democratico: molto sono ‘sanderiste’, cioè fecero campagna per Bernie Sanders contro Hillary Clinton nel 2016.
… e una governatrice nera nel Sud – Stacey Abrams, con l’appoggio di Barack Obama e Sanders, potrebbe essere la prima afroamericana governatrice della Georgia. Dove per la Camera è in corsa Lucy McBath, favorevole a controlli sulla vendita delle armi e un cui figlio di 17 anni è stato ucciso per razzismo. Gillum in Florida e Ben Jealous nel Maryland potrebbero divenire i primi governatori neri dei loro Stati.
Rara avis – Nel Minnesota, infine, Pete Stauber ha la possibilità di fare una cosa che, sondaggi alla mano, non riuscirà ad altri repubblicani: strappare ai democratici un seggio alla Camera.