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Usa: midterm, democratici avanti nei sondaggi, ma…

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/11/2018

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Negli Stati Uniti, i sondaggi nel 2016 ci hanno buggerato tutti e di brutto: “Calma!, vince Hillary”, dicevano unanimi alla vigilia; e ci ritrovammo Donald Trump alla Casa Bianca. Quindi, adesso, prendiamoli con beneficio d’inventario. Ma Nate Silver, il ‘mago delle previsioni’ negli Usa, l’uomo del sito FiveThirtyEight che è la bibbia delle elezioni, calcola che i democratici abbiamo oggi tra il 78 e l’85% di probabilità di conquistare la Camera, mentre il Senato resterà quasi sicuramente repubblicano – c’è una chance su 6 che i democratici ribaltino la situazione -.

E’ strano, visto che alla Camera i democratici devono ‘ribaltare’ una ventina di seggi per rovesciare la maggioranza, mentre al Senato ne basterebbero due o tre. Ma i seggi in palio al Senato sono solo 33 e per due terzi democratici.

Nonostante i pronostici sfavorevoli il presidente Donald Trump s’affanna, con un forcing di comizi, a chiamare a raccolta i suoi sostenitori e fa fuochi d’artificio per galvanizzarli: militari alla frontiera – ben 5200 – per fermare la carovana di migranti che da Honduras e Guatemala risalendo il Messico s’avvicina al Rio Grande; e il progetto di limitare lo ius soli, escludendone i figli dei clandestini.

Ma la spirale di violenza che s’è innescata sulla campagna gioca contro Trump: le lettere esplosive mandate dall’ ‘Usabomber’ Cesar Sayoc, un suo fan di 56 anni, a una dozzina di suoi oppositori; e la strage anti-semita nella sinagoga di Pittsburgh ‘L’Albero della Vita’ – 11 le vittime di un razzista di 46 anni, Robert Bowers – sono addebitate al linguaggio divisivo e provocatorio del presidente, che ha sdoganato coi suoi commenti suprematisti e sovranisti, dicendosi populista e nazionalista.

Sui luoghi della sparatoria di Pittsburgh, Trump s’è fatto accompagnare dalla famiglia – c’era pure Jared Kushner, il ‘primo genero’, marito della ‘prima figlia’ Ivanka, un finanziere ebreo -: fiori e preghiere. Ma il presidente è stato bersaglio di contestazioni; né il sindaco Bill Peduto, democratico, né gli eletti locali si sono fatti vedere al suo fianco.

Dalla sinagoga, Trump è andato in ospedale a incontrare alcuni dei feriti. Il suo corteo ha dovuto cambiare percorso per evitare la protesta: centinaia di persone agitavano cartelli anti-presidente. Solo il ministro israeliano Naftali Bennett lo difende, ricordandone l’amicizia per Israele: l’ambasciata trasferita a Gerusalemme val bene un elogio.

Nelle elezioni presidenziali la Pennsylvania è uno Stato sempre democratico dal 2000, ad eccezione del 2016: le promesse di Trump di riportare negli Usa i posti di lavoro dell’industria manifatturiera – Pittsburgh è una capitale dell’acciaio – fecero breccia in un elettorato che pare ora disilluso. Però, il tasso di gradimento del presidente non è ai minimi: il 42% degli americani ne approva l’operato, il 53% lo boccia.

Che la posta in palio il 6 novembre sia alta lo conferma il fatto che le elezioni saranno le più costose della storia Usa. Candidati, comitati e partiti hanno già speso 4,7 miliardi di dollari. Il Center for responsive Politics calcola che, a urne chiuse, la cifra supererà i 5,2 miliardi di dollari, con un balzo del 35% rispetto a 2014. Alla Camera, i democratici fanno meglio dei repubblicani nella raccolta fondi: 951 milioni di dollari contro 637.

Anche l’andamento del voto anticipato indica interesse e partecipazione: nell’ultima settimana, sono più che raddoppiati i suffragi espressi con l’ ‘early voting’, fino a raggiungere i venti milioni (specie donne e ‘over 65’). C’è chi, a questo punto, pronostica un’affluenza record per un voto di midterm, normalmente meno partecipato delle presidenziali.

Immemore del 2016, intrepida o incauta, la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi canta già vittoria: “’Vinceremo”, dice senza mezzi termini a ‘The Late Show’ di Stephen Colbert, che la mette invano in guardia. Nancy rompe gli argini: i democratici conquisteranno la Camera, guadagneranno seggi al Senato e faranno man bassa di governatori. La Pelosi, che ha 78 anni, aspira a fare di nuovo lo speaker della Camera; ma nel partito c’è chi vorrebbe rimpiazzarla. Dal voto, i democratici attendono indicazioni in vista di Usa 2020: leader su cui puntare per riconquistare la Casa Bianca.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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