Inopinatamente, e anche incomprensibilmente, l’estate politica italiana è stata attraversata da lampi di polemiche sulla proposta di Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027 presentata il 2 maggio dalla Commissione europea. Nonostante il negoziato in seno al Consiglio dell’Ue debba, di fatto, ancora iniziare e la decisione finale sia molto lontana, la trattativa è stata evocata a più riprese, sia in parallelo con le vicende dei migranti sia per il dramma del crollo del ponte di Genova.
S’è sentito a più riprese minacciare un veto dell’Italia “sul bilancio dell’Ue”, come gesto di reazione a decisioni, o carenze di decisioni, dell’Unione; e s’è molto recriminato, con cifre spesso fantasiose, sul disavanzo italiano nel bilancio comunitario. Né sono mancati i palesi equivoci, da parte di fonti del governo e della politica, tra il bilancio annuale Ue e il Qfp.
Il clima di conflittualità tra l’Italia e l’Unione è probabilmente destinato a infiammarsi in autunno, nelle trattative tra Roma e Bruxelles sulla Legge finanziaria. E il tema del Qfp continuerà a essere evocato e magari brandito, anche se i contenuti della proposta della Commissione non sono per ora oggetto di dibattito pubblico e se nessuno prende per buona l’ipotesi di una decisione entro il Vertice di Sibiu della primavera prossima.
Vediamo, in rapida sintesi, alcune posizioni espresse dal Governo e dalle principali forze politiche della maggioranza e dell’opposizione.
Governo, una posizione induritasi
La posizione del Governo sul Qfp s’è indurita in agosto in coincidenza con la vicenda della nave Diciotti, un’unità della Guardia costiera italiana attraccata a Catania con 177 migranti, il cui sbarco venne a lungo impedito dal vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo un consulto a Bruxelles giudicato deludente, aveva affermato: “Siamo al lavoro per porre una riserva all’adesione dell’Italia al piano finanziario pluriennale in corso di discussione. A queste condizioni, l’Italia non ritiene possibile esprimere adesione a un bilancio di previsione che sottende una politica così incoerente sul piano sociale. E’ questo il nostro contributo per far crescere l’Europa. Non ci accontentiamo di uno spazio di mercato comune, di un’aggregazione di Paesi sulla base di meri interessi economici”.
Anche i due vice-premier Salvini e Luigi Di Maio avevano espresso posizioni analoghe. Di Maio: “La linea morbida con la Ue non funziona … Togliamo i soldi se non ci ascoltano: non vogliamo essere presi in giro”. E Salvini, intervistato dal Corriere della Sera: “Stiamo avviando la discussione sul bilancio, le cui decisioni richiedono unanimità. Per noi, l’unanimità Bruxelles non la vedrà neanche col binocolo. E non siamo gli unici”.
La minaccia di non pagare non era però stata avallata dal ministro degli Esteri Enzo Moavero, che aveva ricordato gli obblighi derivanti dai Trattati europei.
A metà settembre, c’è stato un ritorno di fiamma sul tema durante la visita in Italia del commissario al Bilancio Günther Oettinger. Di Maio ha infatti espresso preoccupazioni per i negoziati sul Qfp, affermando che ad oggi la posizione del Governo “sulla programmazione del prossimo bilancio Ue non cambia”. I rapporti tra i partiti di Governo e il commissario Oettinger, sono tesi sin dalla nascita dell’Esecutivo, perché il commissario aveva commentato in modo critico i risultati elettorali italiani.
Movimento 5 Stelle per nuovi indicatori
In una nota, il capo della delegazione del M5S al Parlamento europeo Laura Agea chiede che l’Italia reagisca in modo “forte” contro la proposta di Qfp: “I tagli alla politica di coesione s- afferma la Agea – sono inaccettabili perché colpiranno principalmente le aree più povere d’Italia. Secondo le nostre prime stime, si tratta di oltre tre miliardi di euro di minori risorse investite”.
Il M5S chiede che il livello di disoccupazione giovanile diventi l’indicatore principale, con il Pil, “per quantificare l’assegnazione dei fondi europei”.
Lega contro i tagli alla Pac
La Lega, la cui base elettorale è tradizionalmente forte al Nord, pone l’accento sui tagli alla Pac, che danneggerebbero i produttori padani. Salvini in un tweet notava con disappunto fin da subito come i tagli alla Pac consentirebbero un aumento dei fondi per le politiche dell’immigrazione.
PD, proposte Commissione insufficienti
Il capo della delegazione degli eurodeputati Pd Patrizia Toia stima la proposta della Commissione “insufficiente per superare le sfide … della disoccupazione e della coesione sociale”: “Non si può pensare di costruire l’Europa del futuro tagliando i fondi per la coesione, che scendono dal 34 al 29%, e quelli per l’agricoltura”.
L’eurodeputato Pd De Castro, vicepresidente della ComAgri del Parlamento europeo, è fermamente contrario “a tagliare le risorse della Pac nel bilancio Ue 2020-2027 … L’annunciato taglio del 5% significherebbe togliere alla Pac oltre 20 miliardi di euro in sette anni”.
Critiche anche dall’europarlamentare Pd Daniele Viotti: “Tagli inaccettabili alla politica di coesione … significano tagli ai Comuni, alle pmi, ai giovani, alla lotta alla disoccupazione. I piccoli aumenti su Erasmus e sulla ricerca non possono in alcun modo coprire la totale assenza di visione politica. In questo contesto fa sorridere l’impegno in favore dell’interrail: … ci preoccupiamo di fare viaggiare i giovani, ma non di trovare loro un lavoro”.
Ha collaborato Ilaria Lang