Giocare ai quattro cantoni nel Mare Mediterraneo con le vite degli altri: la nave Aquarius, che batte ancora bandiera panamense, ma che è stata cancellata dal registro navale dello Stato del Canale, non attraccherà al porto di Malta, ma i migranti a bordo, 58 persone soccorse a largo delle coste libiche, saranno trasbordati su una imbarcazione maltese in acque internazionali e portati sull’isola. Saranno in seguito ridistribuiti tra Francia, Germania, Spagna e Portogallo. Berlino ne prenderà in carico 18, Parigi e Madrid 15 ciascuna, Lisbona 10. La Valletta non contribuirà all’accoglienza.
La Aquarius potrà invece proseguire verso il porto di Marsiglia, dove dovrà cercare di regolarizzare la sua posizione, dato che nei giorni scorsi le è stata ritirata la bandiera di Panama.
Perno dello sblocco della vicenda pare essere stato, questa volta, il Portogallo, con una decisione “presa in modo solidale e concertato” – dicono le autorità di Lisbona – con Spagna e Francia, cui poi s’è associata a Germania. “Malta e Francia ancora una volta si fanno avanti per risolvere un’impasse sui migranti”, scrive il premier di La Valletta Joseph Muscat: “Vogliamo mostrare l’approccio il più multilaterale possibile”.
Come in Rashomon, ciascuno racconta una storia diversa. La giornata, come le precedenti, è stata una successione di colpi di freno e di contraddizioni, mentre le Istituzioni europee si smarcavano, come del resto impone loro lo sciagurato accordo raggiunto, a giugno, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con gli altri leader Ue al Vertice di Bruxelles: ogni Stato è libero di fare come vuole. La Commissione europea puntualizza così “la situazione legale dell’Aquarius”: “E’ una nave che non ha bandiera europea e che a operato in un’area di ricerca e salvataggio libica”; perciò “non impegna la responsabilità europea”. Ponzio Pilato non se ne sarebbe lavato le mani meglio.
In primo piano, invece della sorte dei migranti, ci sono i litigi fra Roma e Parigi, strumentalizzati, dall’una e dall’altra parte, a fini di politica interna. La Francia, che pareva disposta ad accogliere l’unità della Ong Sos Méditerranée e il suo carico, fa un passo indietro: la nave sì, i migranti no. E ciò basta a riaccendere le polemiche tra Roma e Parigi.
Per il governo francese, bisogna definire “regole comuni”. se si vuole “affrontare insieme la sfida dell’immigrazione”: le attuali regole prevedono che la nave “attracchi nel porto più vicino, quindi non a Marsiglia”. Concetti esplicitati anche dal ministro per gli Affari Europei Nathalie Loiseau, che chiama in causa il governo italiano: “L’Europa è oggi dieci volte più solidale di quanto non lo fosse in precedenza – sostiene –. È il motivo per cui ridiciamo all’Italia che l’idea di chiudere i porti a persone in pericolo è contraria al diritto, è contraria all’umanità“.
Dall’Italia, bordate di segno opposto, contro chi – è la tesi delle forze che sostengono il governo – ‘predica bene e razzola male’, come il presidente francese Emmanuel Macron. Ma, da noi e Oltralpe, l’Aquarius è stata soprattutto terreno di polemiche politiche interne
A spingere verso la soluzione delineatasi nel tardo pomeriggio, il maltempo: “Nelle prossime ore – avvertivano da bordo gli operatori dell’Aquarius – aspettiamo mare con onde fino a cinque metri”. La nave e le 58 persone soccorse tra giovedì e sabato hanno goduto fino a ieri di bel tempo: condizioni ideali per le partenze, ma anche per la navigazione. Ma la minaccia di un fortunale consiglia di sbarcare in fretta i migranti.
“Umanità – sosteneva il portavoce del governo francese Benjamin Griveaux – significa lasciare attraccare la nave nel porto più vicino e più sicuro. In cooperazione con i nostri partner europei, forniremo una soluzione. Non cadiamo nella trappola che alcuni – l’Italia?, ndr – ci tendono”.
Intanto, la Aquarius deve fare i conti con la revoca dell’iscrizione nel registro navale panamense, causa pressioni, sostengono i responsabili della Ong Sos Mediterranée , del governo italiano – circostanza non confermata -: “Nel messaggio inviatoci dall’Autorità marittima di Panama si legge che ‘sfortunatamente è necessario che l’Aquarius sia esclusa dal nostro registro perché se vi restasse vi sarebbe un problema politico per il governo e per la flotta panamense nei porti europei’”.
All’Aquarius, si contesta di non avere consegnato ai libici le persone soccorse in acque territoriali libiche. “Se lo avessimo fatto – replica la Ong -, avremmo violato la Convenzione di Amburgo e quella di Ginevra”.