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Usa: armi, spari ai videogiochi, giù le vendite con Trump

Scritto per Il Fatto del 28/08/2018

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Nell’America del presidente più ‘pro armi’ dai tempi di Reagan, si spara a gogò, ma le vendite, invece, vanno in calando. I produttori, i cui conti prosperavano sotto Obama, lo chiamano il “crollo di Trump”: più il presidente difende il Secondo Emendamento della Costituzione, quello su cui si fonda la libertà di acquistare e di portare armi, meno armi la gente compra.

Ora, poi, Trump ha addirittura provveduto a blindare per vent’anni, e forse più, una maggioranza della Corte Suprema a tutela del Secondo Emendamento, con la scelta di due giudici cinquantenni e ‘pro armi’ – uno, Brett Kavanaugh, deve essere ancora confermato, ma la sua designazione, avallata pure da John McCain, non è a rischio -.

Così, i produttori di armi piangono sui bilanci, mentre a Jacksonville, in Florida, si fa il bilancio dell’ennesima sparatoria, ad opera di un giovanotto bianco di 24 anni, David Katz, di Baltimora, armato ‘solo’ di una pistola semi-automatica e frustrato per avere perso a un torneo di videogiochi: tre i morti, fra cui Katz, che si sarebbe suicidato, e una dozzina i feriti.

L’industria delle armi conta le sue perdite, cioè – non esageriamo – il calo dei profitti. L’American Outdoor Brand Corporation, l’ex Smith&Wesson che s’è ‘rifatta il look’ e s’è data un nome che evoca salutari passeggiate all’aria aperta, ha registrato una diminuzione delle vendite su base annua del 32,8%, da 903,2 a 606,9 milioni di dollari; e, limitatamente alle armi, il calo è percentualmente maggiore, di oltre il 40%.

Una conferma, non una sorpresa: da quando Trump è alla Casa Bianca, gli americani non hanno più fretta di aumentare o ammodernare i loro arsenali, perché sono certi di poterlo fare quando vogliono, senza l’ansia che un presidente ‘liberal’ come Obama s’inventi qualche misura restrittiva o ordini controlli più accurati, per evitare che armi letali siano legalmente vendute a criminali o mezzi matti.

Nell’era Obama, a ogni strage era un ‘arraffa arraffa’ sugli scaffali ben forniti dei grandi magazzini e nelle armerie. Adesso, la strage di Las Vegas, 11 mesi or sono, la più grave mai avvenuta – 58 morti e quasi 500 feriti -, o le sparatorie in classe dell’ultimo anno scolastico – l’ultima a febbraio nel liceo di Parkland, ancora in Florida, con 17 vittime e decine di feriti, ad opera di un ragazzo mentalmente disturbato che doveva non potersi procurare un’arma – non hanno più alimentato corse agli acquisti. Nonostante dopo Parkland si sia sviluppato un movimento giovanile che ha percorso l’America per settimane, fino alla March for our Lives a Washington, Trump non ha mosso un dito e il Congresso neppure.

Nonostante i dati negativi dell’American Outdoor Brand Corporation, le reazioni in borsa sono state positive, perché l’azienda, i cui profitti sono crollati del 90% nell’ultimo anno, da 32 a 3,2 milioni di dollari, sta reagendo: forti promozioni per svuotare i magazzini dei prodotti invenduti e riduzioni della produzione di armi, così che, a fine anno, i profitti dovrebbero risalire.

E, poi, mal comune mezzo gaudio: anche Sturm Ruger, il maggiore produttore di armi americano, accusa un calo degli incassi del 35%. E la Remington, il più antico produttore di armi americano, sta facendo ricorso a una forma di bancarotta controllata prevista dalle norme Usa per liberarsi d’una parte consistente del suo debito di 950 milioni di dollari e per ristrutturare.

La sparatoria di Jacksonville, domenica sera, è avvenuta quando s’era da poco concluso il torneo online di Madden 19, un videogioco dedicato al football americano, l’equivalente dei Fifa nostrani. Il torneo si svolgeva al GLHF Game Bar, nella zona di Jacksonville Landing, un’area popolare dove si tengono concerti ed eventi, sempre affollata e densa di negozi e ristoranti. Il presidente Trump, informato dell’accaduto mentre giocava a golf, ha offerto al governatore Rick Scott risorse federali, ma non ce n’è stato bisogno: il suicidio di Katz ha subito chiuso il caso.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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