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Usa: l’avvocato, la moglie, Putin, Trump li ha tutti contro

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/07/2018

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E’ iniziato il prevedibile stillicidio di rivelazioni – imbarazzanti, per il presidente Donald Trump – sui contenuti delle 12 conversazioni registrate tra l’ avvocato infedele Michael Cohen e il magnate (all’epoca dei colloqui, nel settembre 2016, Trump era candidato, ma non era ancora presidente): “Paga in contanti”, si sente a un certo punto dire da Trump, nelle vesti del marito fedifrago che cerca di mettersi al riparo dalle rivelazioni della coniglietta di Playboy Karen McDougal comprandone il silenzio.

La McDougall afferma d’avere avuto nel 2006 una relazione con il futuro presidente: lui era già sposato con Melania, in attesa del figlio Barron. Trump nega. Storia analoga narra la pornostar Stormy Daniels, Trump nega pure.

E’ amaro scoprire di avere il nemico in casa. Non solo l’ avvocato, ma pure la moglie, ‘beccata’ sull’AirForceOne a guardare la Cnn invece della Fox, l’unica ‘all news’ autorizzata sull’aereo presidenziale. Neppure di Putin Trump si potrebbe più fidare: secondo la Bloomberg, il pallone donato dal russo all’americano a Helsinki il 16 luglio sarebbe un sofisticato congegno spia. Roba da pesce d’aprile, se non fossimo a luglio.

Sul fronte Cohen, le reazioni di Donald l’impulsivo non si fanno attendere: “Quale razza di avvocato registra il suo cliente?”, si chiede. Quello che s’è scelto lui, viene spontaneo rispondergli. “E’ così triste: non ho mail sentito nulla del genere”. In puro stile Trump, il problema non è che lui abbia tradito o meno la moglie e violato o meno la legge, ma che l’Fbi l’abbia scoperto e che il suo legale abbia infranto l’etica professionale.

I contenuti del colloquio, diffusi a tappeto dalla Cnn, sono parte d’una dozzina di file audio registrati di nascosto da Cohen e sequestrati dall’Fbi perquisendo gli uffici e le abitazioni dell’ avvocato. Si sente Cohen suggerire a Trump di acquistare i diritti sulla storia della modella, cui l’editore del tabloid National Enquire, un amico del magnate, proprietario di American Media, offrì 150 mila dollari per un’intervista, senza però mai pubblicarla e, di fatto, insabbiando la vicenda.

Sentito quest’audio, risulta più difficile a Trump sostenere, come ha sempre fatto, che non sapeva nulla del pagamento. Ma il presidente tenta un’ultima difesa: “Perché – si chiede – la registrazione s’interrompe così bruscamente? Magari stavo dicendo delle cose positive… Molto male!”. Che cosa dicesse dopo, e negli altri nastri, è possibile che lo si scopra presto. E la stampa americana mette l’accento, più che sugli aspetti privati, sulle violazioni delle norme di finanziamento delle campagne che starebbero per emergere.

Trump giudica una coltellata alle spalle pure il fatto che l’audio sia stato consegnato all’odiata Cnn, la ‘madre di tutte le fake news’, nel suo linguaggio, Ironia della sorte, a dare il nastro alla Cnn è stato il legale di Cohen, Lanny Davis, un sostenitore di vecchia data di Bill e Hillary Clinton: il che lascia intendere che la decisione di Cohen di collaborare con gli investigatori non sia solo un modo per alleggerire la sua posizione, ma anche una sorta di rivalsa nei confronti del presidente. Cohen era uno dei più stretti confidenti del magnate, che, però, lo trattava spesso male e minacciava di cacciarlo. Si racconta che una volta, alla Trump Tower, scherzando, Cohen disse: “Un proiettile me lo tengo per il presidente”.

Nella registrazione si sente il legale proporre a Trump di creare una società per acquisire i diritti sul racconto della donna. “Dobbiamo pagare”, dice Cohen. E il magnate: “Paga in contanti”. Cohen: “No, no, no”. Poi si sente ancora la parola “assegno”, ma non si capisce chi la pronunci.

Nell’attesa d’ulteriori stralci delle conversazioni registrate, il New York Times racconta nei dettagli, sulla scorta d’uno scambio di mail fra elementi dello staff della Casa Bianca che sull’AirForceOne successe il finimondo, quando il presidente s’accorse che il televisore della moglie era sintonizzato sul network ‘nemico’: se la prese con lo staff, ordinò categoricamente che d’ora in poi tutte le tv dell’aereo presidenziale siano sintonizzate solo sulla Fox. Trump avrebbe anche chiesto di ordinare due televisori in grado di supportare piattaforme che trasmettono via streaming, così da assicurare che sia lui sia Melania possano guardare la tv americana quando viaggiano all’estero – stanze d’albergo rigorosamente separate -.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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