Il Lettore – Visto lo stallo attuale in cui si trova l’Unione Europea mi chiedevo se l’unica e ultima possibilità di riportare in vita l’Ue fosse un’alleanza con la Russia di Putin. È un’ipotesi assurda oppure, visti anche i tempi in cui viviamo dove ormai non si può davvero escludere nulla, potrebbe essere un’alternativa attuabile?
Caro Lettore, è vero: viviamo in tempi in cui nulla può essere escluso. Ma che Vladimir Putin diventi il ‘Santo Protettore di tutte le Europe’, oltre che essere il nuovo zar di tutte le Russie, mi pare davvero difficile da ipotizzare: visti insieme a Helsinki, il presidente russo e quello americano Donald Trump parevano piuttosto accomunati nell’intento di sgretolare l’Unione europea e di riaffermare il loro statuto di Grandi Potenze, anche rispetto ai singoli Stati europei, tutti Staterelli al loro confronto, la Francia con la ‘force de frappe’ e la Germania gigante economico, mentre la Gran Bretagna è ridotta dalla Brexit a elemosinare le briciole della ‘relazione speciale’ al tavolo dell’epulone americano.
Però in fondo qualcosa Putin può farlo per rivitalizzare l’Ue, come pure Trump, magari involontariamente: la presenza e l’immanenza di due partner così scomodi, il vecchio nemico e l’alleato prepotente, potrebbe indurre l’Unione a una maggiore coesione in politica estera e a una maggiore consapevolezza di se stessa. E’ già avvenuto, sta già avvenendo, anche se la nebbia delle polemiche sui migranti e sulla flessibilità ci rendono difficile il vederlo.
Questo stando ai massimi sistemi. Caso per caso, potrà succedere e succede che la Russia di Putin si ritrovi sulla stessa sponda dell’Ue rispetto agli Usa di Trump: ad esempio, sull’accordo con l’Iran per il nucleare; o, magari strumentalmente, come avviene con la Cina, sul contrasto al cambiamento climatico e addirittura sulla difesa del liberismo, che non è proprio una specialità della casa ex sovietica. E potrebbe pure farci gioco, come Paese, un allentamento delle sanzioni. Ma sono intese tattiche, non strategiche: noi giochiamo il gioco della competizione e del soft power, Putin quello dell’egemonia e dell’arsenale industriale-militare-energetico.