E venne il giorno in cui si scoprii quello che, in realtà, tutti coloro che si occupano dell’Unione sapevano fin dall’inizio: che la riunione di Innsbruck non è un vertice, ma un incontro informale, dove non si prendono decisioni; e che non è assolutamente la riunione di follow up delle decisioni, che non ci sono state, del Vertice europeo del 28 e 29 giugno, ma solo un’occasione d’incontro e conoscenza fra i ministri dell’Interno dei 28. Quindi, è del tutto inutile precisare che l’Italia non è qui per mettere veti, ma puntini sulle ‘i’: impossibile mettere veti, mancando decisioni da prendere.
Per Matteo Salvini, è il momento di conoscere i suoi colleghi, o almeno moltissimi di essi. In realtà, avrebbe già avuto modo di vederli in un contesto formale e potenzialmente decisionale: la riunione del Consiglio dei Ministri dell’Ue, il 5 giugno, a Lussemburgo, con all’ordine del giorno la riforma del protocollo di Dublino. Ma lui disertò la riunione e s’allineò, a remoto, alla posizione del Gruppo di Visegrad, contribuendo a mandare a picco la riforma – definitivamente affossata dal Vertice, che ha reintrodotto la clausola dell’unanimità dove non è necessaria a termini di Trattato -.
Il che non vuol dire che l’appuntamento di Innsbruck non sia importante: serve a stringere, o rinsaldare, rapporti e alleanze, a trasformare conoscenze in amicizie. Ieri, Salvini ha già visto due suoi interlocutori importanti e privilegiati: l’austriaco Heinz-Christian Strache, ‘leghista’ d’oltralpe, xenofobo ed euro-scettico, e il bavarese Horst Seehofer, l’uomo che stava per fare saltare la Merkel in Germania (proprio sulla questione migranti). Oggi, ci sarà la plenaria e un po’ di turismo.
Per fare capire ai colleghi l’aria che tira, Strache ha disposto giri di vite nei controlli alle frontiere: testimoni riferiscono che i controlli riguardano solo i sospetti migranti, non certo i turisti tedeschi. Finora al Brennero nel 2018 sono state intercettate 149 persone contro le 3mila del 2017 e le 12mila del 2016.
Pure il Vertice della Nato a Bruxelles diviene per un attimo una dépendance di Innsbruck: “Come va con i tuoi migranti”, chiede Trump a Conte che parla con Macron; “Bene, ma Emmanuel non mi dà una mano”; poi, risate. A Salvini, difficile che gliela diano Strache e Seehofer, che vogliono rimandarci i migranti infiltratisi dall’Italia in Austria e Germania.