Di sicuro, decisioni non ne sono state prese, né potevano esserlo, perché questo inedito Vertice Ue pre-Vertice Ue sui migranti, con 16 Paesi su 28 e le istituzioni comunitarie, aveva un carattere informale. Ma l’appuntamento, che poteva rivelarsi una ‘polveriera’, è almeno servito da utile ‘sfogatoio’. Prima, c’erano stati scambi di accuse virulenti, anche personali, con l’Italia a litigare con mezza Europa, Malta, la Francia, la Spagna, la Germania. E quando i leader si sono trovati insieme, la tensione, che era alle stelle, s’è stemperata: confronto, dialogo, per il momento nessuna sintesi, neppure affidata alle Istituzioni comunitarie. Il clima è da lavori in corso, verso il Consiglio europeo di giovedì e venerdì.
Non c’è stato accordo, ma non c’è stata rottura. Le proposte italiane, messe sul tavolo senza l’adeguata opportuna preparazione diplomatica, hanno destato – dicono fonti di vari Paesi – “attenzione” e “interesse”, anche se non erano certo le uniche. Ce n’erano della presidenza di turno bulgara del Consiglio dell’Ue e dell’Austria che il primo luglio subentrerà alla Bulgaria; e ce n’erano di Germania, Francia, Spagna.
Spetterà ora alle Istituzioni europee, nelle 72 ore che ci separano dal Vertice formale del 28 e 29 giugno, cercare di formulare sintesi e compromessi: fra le proposte, ve ne sono di coincidenti o, almeno, di compatibili, specie sulla riforma del Protocollo di Dublino, facendo cadere la clausola del Paese d’ingresso, e sull’allestimento di centri d’accoglienza gestiti e pagati dall’Ue. Senza farsi illusioni che un’intesa unanime possa maturare così in fretta, se non altro perché i Paesi di Visegrad – Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, ieri assenti – arriveranno per dire no a tutto.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, decana, insieme al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di queste riunioni, è stata la prima ad andarsene, constatando “molta buona volontà” intorno al tavolo – ieri, per lei contavano soprattutto gli immigrati secondari, quelli cioè che, entrati nell’Ue in un Paese, vogliono raggiungerne un altro -. La Merkel prova a mediare nell’Ue, mentre a Berlino il suo governo traballa sotto la spinta del ministro dell’interno bavarese Horst Seehofer, un Salvini tedesco.
Sia la Merkel che il presidente francese Emmanuel Macron, che si erano visti in bilaterale martedì, sono scettici sulla possibilità d’un accordo a 28 e privilegiano la strada di intese inter-governative fra gruppi di Paesi. Macron non abbassa i toni contro populisti e xenofobi, che “strumentalizzano la situazione dell’Europa per creare tensione politica e giocare con le paure … Non nasconderò mai la verità ai miei concittadini”, ma bisogna “avere una posizione efficace ed umana”, perché “l’Ue dà il peggio quando tradisce i suoi valori”.
Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, le proposte italiane hanno impresso alla discussione “la giusta direzione”: lui si dichiara “molto soddisfatto”, lasciando Bruxelles senza altri commenti. Il premier maltese Joseph Muscat, uno dei tanti leader giunti al Vertice ai ferri corti con l’Italia, constata la ripresa di “un confronto costruttivo”: “E’ andata meglio di quanto prevedessi”.
Il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez, esordiente come Conte in un consesso europeo, dice della proposta italiana: “La valuteremo, la analizzeremo a fondo”. Frasi da galateo della diplomazia: “La conversazione è stata franca, ma ci sono stati passi avanti”. Per Macron, le proposte italiane sono “coerenti con le discussioni comunitarie”. Su quelle franco-spagnole, invece, Conte era stato meno accondiscendente, prima dell’inizio dei lavori, con un ‘no’ secco.
Alexis Tsipras, premier greco, ha una chiave di lettura originale: posto che le proposte in gran parte si sovrappongono le une alle altre, comprese quelle italiane, la questione da dirimere “è se vogliamo soluzioni europee o se pensiamo che ogni Paese debba affrontare la questione migranti da sé. Qualche Stato membro ha la seconda idea. Io sto con la prima”.