Adesso, non traiamo conclusioni dall’intensità della stretta di mano e non leggiamo, come aruspici, il fondo dei piatti del pranzo di lavoro all’ Eliseo: tra l’Italia e la Francia, non è scoppiata la pace, come non era mai scoppiata la guerra. Il presidente francese Emmanuel Macron e il premier italiano Giuseppe Conte non hanno certo risolto da soli problemi che sarà già difficile risolvere tutti insieme con gli altri Paesi europei, o almeno con l’ ‘asse dei volenterosi’, quelli che vogliono starci.
L’espressione ‘asse dei volenterosi’, evocata dal ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, circa un’intesa fra Italia, Austria e, appunto, Germania, merita una doppia puntualizzazione all’ Eliseo, nella conferenza stampa di fine incontro: asse non piace a Macron, perché – osserva – “la parola non ha mai portato fortuna”; e i ‘volenterosi’, che ricordano gli alleati degli Usa nell’invasione dell’Iraq, non piacciono a Conte, che vorrebbe vedere ‘volenterosi’ tutti i Paesi Ue.
Quanto poi alla prospettiva di un asse tra i ministri dell’Interno di Italia, Austria e Germania, tutti e tre esponenti delle forze meno inclini all’accoglienza nei rispettivi governi, Macron è tagliente: “Sono i capi di governo di Italia, Germania e Austria che prendono le decisioni. E’ quel che dicono le nostre Costituzioni”. Macron esprime così il suo sostegno ad Angela Merkel, messa in difficoltà dal bavarese Seehofer.
Accolto all’ Eliseo dalla Guardia Repubblicana e da una stretta di mano di Macron, accompagnata da sorrisi e da una pacca sulle spalle, Conte ha portato in Francia una proposta non innovativa, ma precisa sul fronte dell’immigrazione: la creazione di hotspot nei Paesi d’origine dei migranti, specie quelli africani – non solo la Libia, che è Paese di transito, ma pure il Niger e gli altri sub-sahariani – per frenare il flusso verso il Mediterraneo e tutelare le vite dei migranti, a rischio sia nel deserto sia in mare.
Nel loro incontro, Macron e Conte hanno anche parlato della riforma del regolamento di Dublino, che l’Italia vuole in tempi brevi e più radicale di quella finora discussa in sede Ue. La Francia pare d’accordo perché cada il vincolo del Paese d’ingresso nell’Unione che fa pesare soprattutto su Italia e Grecia l’onere di vagliare le posizioni dei richiedenti asilo. E Conte si dichiara “in piena sintonia”.
Nelle parole di Macron, come pure nei resoconti dei media francesi, c’è un po’ di coda di paglia, ma c’è pure indubbia attenzione per le posizioni italiane. Sui migranti, “la risposta europea attuale non è adeguata – ammette il presidente -, come non lo sono singole posizioni nazionali”; e rinnova l’esortazione all’Italia a lavorare insieme per riformare l’approccio europeo ai flussi migratori.
“Negli ultimi anni l’Europa è mancata in efficacia e solidarietà – dice Macron -. Ci vogliono riforme per affrontare le sfide”, a partire “dal regolamento di Dublino e dal meccanismo di ricollocamento per quote”. Il presidente aggiunge: “Quando si parla di migrazione ci sono drammi umani… Io non dimentico quello che l’Italia ha dovuto subire dal 2015 con arrivi in massa dal Nord Africa (ridottisi nel 2017). Noi abbiamo molte richieste di asilo, pur se non siamo un Paese di primo arrivo”.
Macron distingue tra chi scappa da guerre ed è in pericolo di vita e i migranti economici. “I primi – dice – troveranno sempre accoglienza in Europa, per i secondi dobbiamo fare una distinzione … Va reso più efficace il ritorno al Paese d’origine di chi non ha diritto d’asilo”. E sul caso Aquarius, pietra dello scandalo dei rapporti tra Italia e Francia, il presidente puntualizza: “Se una nave arriva nelle acque italiane, l’Italia deve farsene carico, non può violare le leggi internazionali. Il dramma, però, comincia prima, quando i migranti partono dai Paesi di transito. Su questo serve una risposta europea più efficace”.
La questione finirà al Vertice europeo di fine giugno – il 28 e 29, a Bruxelles -, in vista del quale il professor Conte vedrà lunedì prossimo la cancelliera Merkel: “La problematica della migrazione avrà presumibilmente un posto importante nell’incontro bilaterale”, afferma il portavoce della cancelliera Steffen Seibert. Il giorno dopo, la Merkel riceverà Macron e, in serata, il consulto sarà allargato al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
A Bruxelles, a fine mese, si parlerà pure di Unione bancaria e di governance dell’eurozona. A Conte, Macron dice: “Bisogna finalizzare l’Unione bancaria per stabilizzare la zona euro”. Dovevano parlarne martedì scorso i ministri dell’Economia italiano e francese, ma il professor Giovanni Tria cancellò l’impegno: altri tempi, tre giorni fa Roma e Parigi erano in guerra. Ora Conte prospetta “una sinergia tra Roma, Parigi e Berlino”.
Stridono un po’ con il clima dell’Eliseo le dichiarazioni dei leader dei partiti della coalizione di governo: Luigi Di Maio assicura che “l’Italia non arretra”; Matteo Salvini annuncia che sar° “presto” a Ventimiglia, al confine con la Francia. Ma entrambi parlano prima che il loro premier li informi dell’esito dell’incontro con Macron. A cose fatte, cantano entrambi vittoria: la loro linea – dicono – ha vinto.