Più che un progetto co-finanziato dall’Unione europea, pare il copione d’un film col titolo che fa colpo: ‘Coltivare gli ulivi su Marte’. Del resto, una pellicola popolare in Italia vent’anni or sono s’intitolava ‘Cresceranno i carciofi a Mimongo’: la storia di un giovane agronomo che inseguiva fino in Africa i suoi sogni d’amore e di lavoro, riuscendo a fare spuntare i carciofi, che hanno bisogno d’un sacco d’acqua, in terreni aridi.
Se pochi forse ricordano la favola di Mimongo, molti hanno certo fresche negli occhi le immagini di ‘The Martian’, ‘Il Sopravvissuto’, kolossal del 2015 diretto e prodotto da Ridley Scott: blockbuster hollywoodiano, con Matt Damon nella tuta d’un astronauta che, isolato su Marte, tagliato fuori dai contatti con la Terra, riesce a sopravvivere allestendo, fra l’altro, una serra nell’arido deserto del Pianeta Rosso.
Forse, il film del duo da Oscar Scott/Damon ha ispirato il progetto per coltivare gli ulivi su Marte: la tecnologia brevettata dall’Enea (l’Agenzia nazionale per la tecnologia, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) è nata nell’ambito del Laboratorio pubblico-privato Tripode ed è in corso d’ulteriore sviluppo e perfezionamento grazie al Progetto ISAAC cofinanziato con oltre 4,7 milioni di euro dal programma europeo Horizon 2020 e dal PON Imprese & Competitività 2014-2020 del Ministero dello Sviluppo economico, cui partecipa anche il Gruppo Fos e l’industria Becar, controllata dalla Beghelli – un marchio molto conosciuto in Italia per le soluzioni tecnologiche salvavita innovative -.
I PON (Programmi operativi nazionali) e i POR (Programmi operativi regionali) sono gli strumenti attraverso cui viene attuato, in Italia, l’AdP, l’Accordo di Partenariato per la politica di coesione adottato il 29 ottobre 2014 dalla Commissione europea per il periodo 2014-2020 e relativo ai Fondi Strutturali e di Investimento europei (Fondi SIE). I Fondi SIE sono il Fondo sociale europeo (FSE); il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR); il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
Dunque, coltivare gli ulivi su Marte potrebbe diventare possibile grazie a un ‘microcosmo’ che permette di fare crescere piante in ambienti estremi e ostili e che è stato messo a punto dall’Enea, presso il Centro Ricerche di Portici (Napoli). Utilizzando la terra, e non una soluzione di acqua e nutrienti come negli altri orti spaziali, il sistema simula le condizioni di un campo, ma al chiuso, e permette di coltivare patate, pomodori, lattuga e basilico e, per la prima volta in queste condizioni, persino alberi, come l’ulivo.
Il sistema consente, infatti, la crescita di piante legnose in ambienti normalmente loro inadatti, come aeroporti, metropolitane, centri commerciali, ma anche estremi come deserti aridi, aeree polari e persino lo spazio vuoto. “I nostri ‘microcosmi’ sono veri e propri ecosistemi, diversi dalle serre e dalle camere di crescita tradizionali, e sono in grado di replicare fedelmente in laboratorio quello che avviene in natura in un campo coltivato”, spiega Luigi d’Aquino del Laboratorio Nano-materiali e Dispositivi dell’Enea di Portici.
Ciò è reso possibile dal ricorso a due ‘camere’ per la coltivazione: una inferiore per le radici e l’altra superiore per il fusto e la chioma. Pur essendo indipendenti, le due ‘camere’ sono tra di loro comunicanti, proprio come avviene in natura in una pianta tra le radici e il tronco. Scambi ‘gassosi’ avvengono attraverso il terreno dove crescono le radici. Il simulatore utilizzato a Portici controlla e gestisce la crescita delle piante attraverso un apparato hi-tech: sensori controllano i parametri, come umidità e temperatura, che influenzano sviluppo e riproduzione; e luci a led modulano l’illuminazione con precisione, selezionando le lunghezze d’onda più adatte alla crescita.
I risultati conseguiti a Portici hanno destato curiosità e anche entusiasmo nell’area di Napoli (e non solo): ‘Ulivi da Napoli su Marte’, ‘Gli scienziati di Portici faranno crescere gli ulivi su Marte’, ‘Coltivare gli ulivi su Marte o nello spazio come nelle nostre campagne’ sono alcuni dei titoli usati dalla stampa locale e nazionale per ‘lanciare’ la notizia. Curiosità ed entusiasmo sono giustificati, ma ci vorrà ancora tempo per testare in condizioni ‘reali’, cioè nello spazio e su Marte, quanto conseguito con il Progetto ISAAC.
La conquista di Marte è, infatti, un programma dai contorni e dai tempi ancora indefiniti. Prima d’affidare i loro ‘microcosmi’ a un Matt Damon in missione marziana, non prima degli Anni Trenta del nostro Secolo, ricercatori e operatori del Progetto ISAAC potranno sempre lasciarli testare dall’agronomo di Mimongo: così, i Fondi europei per la coesione, oltre a contribuire allo sviluppo del Mezzogiorno, aiuteranno pure l’Africa.