Anche la famiglia di Trayvon Martin presenta il conto alla Weinstein Company: le molestie, stavolta, non c’entrano; è una questione ‘solo’ di soldi, brutta da dovunque la si guardi. Trayvon era un adolescente nero, ucciso da una vigilante ispanico in Florida, nel marzo del 2012, uscendo da un negozio dov’era andato a comprare i dolcetti per la nonna: il ragazzo di cui Obama, commosso fino alle lacrime, disse che “poteva essere mio figlio”.
I genitori, ora, reclamano dai fratelli Weinstein i 150 mila dollari pattuiti per trasformare in serie tv il loro libro ‘Rest in Power – RiP: un gioco di parole con Riposi in Pace, ndr -: The Enduring Life of Trayvon Martin”. Sybrina Fulton e Tracy Martin hanno depositato la loro istanza in un tribunale del Delaware, facendo riferimento a un contratto concluso nel marzo 2017 con la TWC, la società dei Weinstein.
I Martin quei 150 mila dollari non li hanno visti, né la serie è stata prodotta – qualche episodio sarebbe stato girato, ma mai diffuso -. E l’azienda, finita in bancarotta e passata di mano, ha ben altre priorità in questo momento. Anche il film su Trayvon di cui si era parlato è stato messo, almeno per il momento, in stand by.
La questione legale ha molte sfaccettature e, magari, i Martin, che vogliono capitalizzare la tragedia del figlio, non hanno neppure tutte le ragioni. Il loro libro prende le mosse dall’uccisione, nel marzo del 2012, del loro figliolo di 17 anni, ammazzato da George Zimmerman, che disse di avere agito per legittima difesa sentendosi minacciato – Trayvon era disarmato – e fu assolto.
Il verdetto contribuì a innescare il movimento Black Lives Matter, che altre uccisioni di neri inermi da parte di poliziotti bianchi incendiarono e ingigantirono nelle estati successive.
Doveva essere il rapper e impresario JAY-Z a realizzare la serie su Trayvor. JAY-Z ha già presentato il conto alla Weinstein Company per impegni non rispettati: 240 mila dollari.
Il dissesto della società è stato causato dalle accuse rivolte da molte donne ad Harvey Weinstein, potente produttore hollywoodiano, di essere un predatore sessuale ‘seriale’. Dopo vicissitudini e negoziati complessi, la società è stata venduta, a inizio maggio, alla Lantern Capital Partners – sede a Dallas -, che ha offerto 310 milioni in contanti e s’è accollata debiti per 115 milioni.
Le polemiche su Harvey non si smorzano mai. Gwyneth Paltrow, una delle attrici da lui importunate, ha ieri raccontato alla radio di quando nel 1995 l’allora suo fidanzato Brad Pitt la difese da Weinstein: “Gli ha detto ‘Se metti ancora a disagio Gwyneth ti uccido’ … È stato fantastico, ha fatto leva sulla sua fama per proteggermi quando io non avevo ancora fama o potere”.
E nuove accuse raggiungono Morgan Freeman, premio Oscar e una delle personalità più influenti della comunità cinematografica afro-americana: otto donne raccontano alla Cnn molestie sessuali e comportamenti inappropriati.