Se, in un Vertice internazionale, si parla più del cappello bianco di Melania – e delle scelte d’abito delle due first ladies, misura del tacco compresa – che delle discussioni fra i mariti presidenti, è colpa dei media?, oppure della vaghezza dei contenuti? Probabilmente, un po’ l’uno e un po’ l’altro.
Nella visita di Stato a Washington del presidente francese Emmanuel Macron, erano palesi molti ingredienti mondani o da politica spettacolo: l’accoglienza e la cena a Mount Vernon, la residenza di George Washington, il primo presidente, con una vista sul Potomac mozzafiato e la visita d’obbligo agli alloggi degli schiavi di quel ‘grand’uomo’ del suo tempo; il confronto ‘in chiasmo’ fra Melania e Brigitte; la cena di Stato alla Casa Bianca, con l’opposizione democratica non invitata; il discorso di Macron davanti al Congresso riunito in sessione plenaria – un onore raro, ma non eccezionale –
I colloqui politici non avevano obiettivi cogenti, immediati: Macron non sperava di convincere Trump, ad esempio, a tornare sui propri passi sul riscaldamento globale – e non risulta neppure che ci abbia provato -; e Trump era già contento dell’appoggio militare (forse insperato) ricevuto nell’attacco alla Siria e non poteva certo aspettarsi che il francese condividesse il suo giudizio negativo sull’accordo sul nucleare con l’Iran.
Così, Trump e Macron hanno sciorinato le loro differenze (oltre che sul clima e sull’Iran, sui dazi), ma lo hanno fatto educatamente – aggettivo insolito, per il magnate presidente – e senza reciproche provocazioni o sgarberie: sui dazi, si negozia; sull’Iran, si punta alla ricerca di un ulteriore accordo (ma resta l’ipotesi che gli Usa denuncino l’intesa esistente); sulla Siria, il minimo comune denominatore è l’ostilità verso Bashar al-Assad, ma Donald vorrebbe venirsene via lasciando l’altro a fare il piantone e Emmanuel non ci pensa proprio. Quanto alla Corea, è ‘Auguri, Mr President’ per l’incontro con Kim Jong-un
Di Trump, c’è la conferma che nei bilaterali è meno ruvido che nei Vertici multilaterali e nei tweet, con Macron come già fu con la May e la Merkel, con Xi e con Putin. Con Kim, si vedrà.
Macron, invece, si propone ad Angela e all’Ue come quello capace di tenere a cuccia l’Amerikano che ringhia: “A Donald, ci penso io”, pare dire, facendogli certo delle concessioni, tipo, appunto, l’attacco alla Siria. Del resto, è un dato di fatto che, nonostante chauvinismi e insofferenze, e pure contrapposizioni forti, all’epoca, ad esempio, dell’invasione dell’Iraq, la Francia è l’unico grande Paese di questa nostra Terra cui gli Usa non hanno mai fatto guerra. Riconoscenza per Lafayette e rispetto per Tocqueville? Certo, ma non solo.