La Francia dell’irruzione dei gendarmi a Bardonecchia e di un terzo dei voti ai programmi xenofobi e anti-semiti di Marine Le Pen, la Francia delle folate di terrorismo integralista e del gendarme eroe Arnaud Beltrame, che Israele onora come ‘eroe dell’umanità’, è la Francia in cui una signora ebrea, Mireille Knoll, 85 anni, sopravvissuta ai rastrellamenti dell’Olocausto nel luglio 1942, viene trovata morta assassinata nell’incendio del suo appartamento a Parigi, vittima di antisemitismo.
I demoni del passato, mai del tutto esorcizzati, sono in agguato nel cuore dell’Europa: la Francia ne è cosciente: infatti, pochi giorni prima del fatto di cronaca inquietante, il premier Edouard Philippe aveva presentato un nuovo piano per combattere il “flagello” del razzismo e dell’ antisemitismo e l’incitamento all’odio su internet, parlando al Museo Nazionale di Storia dell’Immigrazione. Il piano d’azione per il biennio 2018-2020 integra quello lanciato dal precedente governo a causa di atti anti-musulmani e anti-semiti moltiplicatisi dopo la serie di attentati compiuti, a partire dal gennaio 2015, da terroristi integralisti.
Anche in Italia, l’assassinio della Knoll innesca allarme e preoccupazione. Il ministro dell’Interno Marco Minniti ammonisce “a non abbassare mai la guardia”: “L’Ue – dice – è già stata ferita, ma l’Italia non ha mai tollerato l’ antisemitismo. Le comunità ebraiche sono e saranno sempre a casa loro qui da noi, la loro presenza farà dell’Italia un Paese più bello e più ricco”. Ma le tensioni sociali e politiche possono sfociare, come avvenuto a Macerata, in episodi di intolleranza e violenza xenofoba e razzista, parenti stretti delle pulsioni anti-musulmani e anti-semiti.
I social ne possono essere veicolo, senza barriere d’età e di classe. Ancora in Francia, Aurelien, figlio adolescente di Carla Bruni – la moglie dell’ex presidente Nicolas Sarkozy – e del filosofo Raphael Enthoven, è stato bersaglio di un’ondata di centinaia di messaggi razzisti, con insulti e minacce, dopo avere postato un tweet in cui spiegava che il razzismo non ha alcun fondamento biologico. Molto attivo sui social, Aurelien, 16 anni, smontava, le tesi dello psicologo britannico Richard Lynn. La madre, modella, attrice, cantante, italiana d’origine, s’è detta “fiera” del figlio.
I rigurgiti di razzismo e antisemitismo trovano terreno fertile nelle tensioni sociali e nelle angosce per la sicurezza che la Francia conosce in questi giorni: il presidente Emmanuel Macron non gode più del sostegno entusiastico dei suoi esordi, quasi un anno fa, e il governo Philippe sperimenta scioperi e contestazioni, specie sulla riforma delle ferrovie, mentre il terrorismo torna a colpire e l’immigrazione resta motivo d’inquietudine per larga parte dell’opinione pubblica.
L’assassinio della bambina che sfuggì al Vel d’Hiv – Mireille era una bambina, aveva 10 anni, quando riuscì a sfuggire al rastrellamento più feroce compiuto nella Francia occupata dai nazisti, quello del Velodrome d’Hiver a Parigi, nel luglio del 1942. A 85 anni, lei – ebrea parigina – è stata assassinata in casa: 11 coltellate, poi le fiamme che l’hanno bruciata insieme al suo appartamento.
Due giovani, due pregiudicati sono stati fermati e interrogati: l’ipotesi della rapina finita male non è esclusa, ma la procura ha subito seguito la pista dell’ antisemitismo, mentre l’intera comunità ebraica era sconvolta.
Un anno dopo l’atroce fine di un’altra ebrea a Parigi, Saraj Halimi, l’assassinio di Mireille Knoll getta ombre inquietanti sul clima che si respira nella capitale francese e non più solo in banlieue. Ricostruiamo cronaca e contesto attraverso le parole e i racconti di Tullio Giannotti e Paolo Levi, giornalisti dell’ANSA a Parigi: di qui in avanti, ne riprendiamo notizie e servizi dal 26 al 28 marzo.
Il cadavere dell’anziana signora è stato trovato venerdì 23 marzo, a metà carbonizzato, Ma la morte aveva preceduto le fiamme ed era stata causata dalle coltellate. Nata nel 1932, Mireille riuscì quasi miracolosamente a scappare da Parigi con la madre – che aveva un passaporto brasiliano -, evitando il rastrellamento che nel 1942 preluse alla deportazione di 13.000 ebrei: una delle pagine più scure della storia della Francia, con 7.000 francesi collaborazionisti in azione agli ordini dei nazisti.
“Deve essere fatta luce in modo completo su questo crimine odioso”, dice il portavoce del governo, Benjamin Griveaux. Da Gerusalemme, dov’è in visita, il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, esprime tutta la sua “emozione” per il delitto. Laurent Wauquiez, presidente dei Républicains, denuncia “l’ignobile assassinio”, invitando ad “aprire gli occhi sul nuovo antisemitismo che si diffonde nel Paese”.
Emozione fortissima nella comunità ebraica, già colpita nei mesi scorsi per l’assassinio della Halimi, 65 anni, ebrea ortodossa, defenestrata dal vicino di casa. Questa volta, però, il movente anti-semita viene subito individuato dagli inquirenti, non dopo quasi un anno di indagini.
Mireille Knoll, vedova, abitava da sola nell’XI arrondissement, al secondo piano di un palazzo di 10. Una vita descritta dai vicini come “tranquilla” e “senza tensioni”. “Non c’era niente da rubare nell’appartamento di questa anziana signora, modesta, che viveva da 60 anni in una casa popolare e non possedeva né denaro né gioielli”, afferma Francis Kalifat, presidente del Crif, il Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia. La polizia aveva un esposto della Knoll contro un vicino che minacciava di “bruciarle casa”.
La Marcia Bianca, una marea umana – E la Francia ‘sana’ reagisce: una marea umana, mercoledì 28 marzo, da Place de la Nation lungo il Boulevard Voltaire, per rendere omaggio a Mireille Knoll, all’anziana signora sopravvissuta alla Shoah e assassinata a 85 anni nel cuore di Parigi. “Uccisa perché ebrea”, ha deplorato il presidente Macron, che, a titolo personale, in segno di solidarietà con la famiglia, come ha riferito l’Eliseo, aveva partecipato nel pomeriggio ai funerali in forma privata, con indosso una kippà, il copricapo ebraico.
Poco più tardi, alle 18.30, migliaia di perone si radunavano in Place de la Nation per partecipare alla Marcia Bianca in omaggio alla vittima e per dire basta all’ antisemitismo. Presenti tutte le forze politiche francesi, inclusi i leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, e del Front National, Marine Le Pen, a cui il Crif (il Consiglio rappresentativo degli ebrei di Francia che organizzava l’evento) aveva chiesto di non venire e che sono stati duramente contestati al loro arrivo con bordate di fischi, insulti e grida di disapprovazione. Tanto da essere poi costretti ad uscire dal corteo scortati dalle forze dell’ordine, anche se Le Pen ha poi voluto comunque rientrare.
“Sia all’estrema destra sia all’estrema sinistra c’è una forte concentrazione di antisemiti”, sostiene Francis Kalifat, presidente del Crif. Mentre Daniel Knoll, uno dei figli della vittima, si mostra più aperto, invitando “tutti, senza eccezione”. “Il Crif – spiega Daniel – fa politica. Io, invece, apro il mio cuore. Chiunque abbia una madre può capirlo”. Per Kalifat, invece, “la sovra-rappresentanza d’antisemiti, sia all’estrema sinistra sia all’estrema destra, rende questi due partiti infrequentabili”.
Al di là dei veleni politici, la Marcia Bianca è stata un successo. In testa al corteo anche il ministro dell’Interno Gérard Collomb, la ministra della Cultura Francoise Nyssen, il leader di En Marche e fedelissimo collaboratore del presidente Macron, Christophe Castaner, e il filosofo Bernard-Henri Lévy. Dietro, un fiume inarrestabile di persone, uomini e donne di ogni età, tra cui Serge e Beate Klarsfeld, una coppia che ha consacrato la propria vita a dare la caccia ai nazisti e a lottare contro l’ antisemitismo.
L’ANSA riferiva le parole di Mireille, 70 anni, di origini ebraiche, venuta a manifestare insieme alla famiglia: “Sono molto triste, sconvolta … I miei genitori sono sopravvissuti ad Auschwitz, ma abbiamo perso tutto il resto della famiglia. Sono cresciuta col terrore che tutto ciò potesse ricominciare. Oggi abbiamo nuovamente paura”, perché ci si sente “sempre meno sicuri in Francia”. In molti portavano una spilla dell’Uejf (Union des Juifs de France) con la foto della signora uccisa e la scritta “Mireille Knoll non ti dimenticheremo”. “In Francia si assassinano delle nonne perché sono ebree”, denunciava un cartello. Sulla piazza, tra kippà, tricolori francesi e bandiere israeliane, c’erano anche alcuni esponenti della comunità musulmana.
Immagini, quelle della Marcia Bianca, che richiamavano alla memoria la grande marcia contro l’integralismo e il terrorismo dell’11 gennaio 2015, quando milioni di francesi scesero in strada dopo l’attacco jihadista a Charlie Hebdo. Anche se l’odio continua a colpire: nella notte tra martedì e mercoledì, i locali dell’Unione studenti ebrei all’Università della Sorbona sono stati presi di mira e danneggiati da vandali con scritte antisemite e antisioniste.
Mireille, Arnaud, “meme combat” – Lo stesso giorno, al mattino, la Francia aveva reso omaggio, con lacrime e rabbia, ad Arnaud Beltrame, il tenente-colonnello della gendarmeria morto a 45 anni da eroe salvando una cassiera di un supermercato presa in ostaggio dal terrorista Radouane Lakdim.
Il feretro di Beltrame era al centro del cortile ‘des Invalides’, a Parigi. Sulla sua bara, il kepì che copriva appena una foto di lui con Marielle, la compagna che non ha fatto in tempo a sposare.
Il presidente Macron, pronunciando l’elogio funebre, durante il quale ha nominato Beltrame colonnello e gli ha simbolicamente consegnato le insegne di Comandante della Legion d’Onore, ha parlato con tono molto grave. E ha avuto parole durissime. Ha detto che Beltrame “incarna lo spirito della resistenza” della Francia, che la sua “grandezza ha sbalordito” il Paese e che, offrendo la vita per salvare l’ostaggio, si è issato al livello dei grandi eroi francesi, da Giovanna d’Arco a de Gaulle.
A uccidere un uomo di tale grandezza è stato “l’oscurantismo barbaro”, lo stesso che ha tolto la vita a Mireille Knoll, “Pensiamo ora – ha proseguito il capo dello Stato francese – ai feriti, ai morti ed alle loro famiglie, in raccoglimento. Questo terrorista cercava una morte vile, abietta”. Poi l’appello alla popolazione, perché non allenti mai la vigilanza: “Non sono solo le organizzazioni terroristiche, gli eserciti dell’Isis, gli imam dell’odio e della morte che noi combattiamo. Quello che combattiamo è anche l’islamismo strisciante che si fa strada sui social network, che opera in modo invisibile, che sul nostro suolo indottrina e corrompe quotidianamente chi gli sta vicino”: “un nemico insidioso che esige che da ogni cittadino un sussulto di vigilanza e di civismo”.