Si avvicina il Vertice europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles. Si alza il livello delle critiche Ue all’operazione militare turca anti-curda ad Afrin (“Un approccio errato”, per Federica Mogherini). E Ankara ripropone il ricatto dei migranti: “O ci pagate, e ci lasciate fare quel che vogliamo in Siria, o apriamo le dighe” di rifugiati e disperati.
Per dare forza al messaggio, il ministero dell’Interno di Ankara fa sapere di avere fermato nell’ultima settimana 2.872 rifugiati e migranti, che tentavano di attraversare le frontiere con l’Ue o di entrare illegalmente nel Paese. Di questi, 222 sono stati intercettati in mare. Nello stesso periodo sono inoltre finiti in manette 100 presunti trafficanti d’esseri umani. Numeri da prendere per buoni, in mancanza d’ogni verifica.
Dopo il contestato accordo di due anni or sono con Bruxelles, il numero di rifugiati e migranti che dalla Turchia raggiungono ogni giorno l’Ue, specie la Grecia, è sceso da picchi di diverse migliaia ad una media di poche decine. “Grazie alla Dichiarazione del 18 marzo 2016, la media quotidiana dei passaggi illegali” dalla Turchia verso l’Ue “è scesa dai 7mila dell’ottobre 2015 a circa 43”.
Ankara osserva che “la Turchia ha agito secondo il principio pacta sunt servanda –cioè ha rispettato gli impegni, ndr– e ha adempiuto a tutti gli obblighi relativi all’accordo del 18 marzo”. Invece, “l’Ue non ha onorato tutti i suoi impegni: stiamo ancora aspettando che attivi lo Schema di ammissione umanitaria volontaria, che fornirebbe vie legali ai migranti siriani”. Quanto ai negoziati di adesione, alla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e all’aggiornamento dell’Unione doganale, nulla si muove: l’inasprimento autoritario e illiberale del regime del presidente Erdogan allontana Turchia e Ue..
Al di là del ‘latinorum’, la questione fondamentale sono i soldi: dei sei miliardi di euro promessi alla Turchia in due pacchetti da tre miliardi ciascuno, solo una quota è stata versata, nonostante l’intesa si sia rivelata efficace: l’autostrada dei Balcani, apertasi nell’estate 2015, con un flusso verso Paesi poco inclini ricevere migranti, la Croazia, l’Austria, quelli del Gruppo di Visegrad, è praticamente chiusa.
Ma tutto ciò, avvertono senza posa, le organizzazioni umanitarie, ha un costo in termini umani e sociali. Medici Senza Frontiere (Msf) ha di nuovo invitato le autorità europee a cessare la “politica di contenimento che mette in pericolo la vita delle persone vulnerabili”, dopo che due anni or sono l’Unione e i suoi Stati “hanno deciso di respingere migliaia di persone e compromettere il concetto di asilo con il blocco in Turchia di richiedenti asilo in cerca di sicurezza in Europa”. E’ l’altra faccia della moneta dell’accordo euro-turco.
Nell’anniversario dell’accordo, Msf chiede di continuare a intensificare i trasferimenti dei rifugiati e dei migranti dalle isole sulla terraferma in Grecia, dove “è indispensabile aumentare la capacità d’accoglienza”, e di “riattivare la loro ricollocazione negli Stati Ue”.
Msf continuerà ad opporsi a un “accordo che non si concentra sul miglioramento della protezione e dell’assistenza di chi è nel bisogno, ma al contrario sembra intenzionalmente destinato a produrre sofferenza per chi attraversa il mare”: è una politica “non solo crudele, ma semplicemente inutile”, in quanto, senza opzioni alternative, “ogni giorno le famiglie di Paesi come la Siria, l’Iraq e l’Afghanistan continueranno a rischiare per raggiungere le coste greche”.