Un errore di ortografia macchia il primo discorso sullo stato dell’Unione di Donald Trump – quello dell’anno scorso, a pochi giorni dall’insediamento alla Casa Bianca, non viene ufficialmente definito tale-: nell’invito stampato e diffuso dalla Camera, che ospita l’evento col Congresso riunito in sessione plenaria , c’è scritto, per un refuso, ‘state of the Uniom’, invece di ‘state of the Union’.
L’ironia sul web s’è scatenata, dissacrando un po’ l’attesa del discorso in cui il presidente tratteggia le linee guida della sua azione nei prossimi mesi, almeno fino al voto di midterm del 6 novembre, che potrebbe modificare il panorama politico – ora, i repubblicani hanno in mano un pokerissimo: controllano Casa Bianca, Senato, Camera, la Corte Suprema e da oggi pure la Federal Reserve -.
Proprio in vista delle elezioni di midterm, il direttore della Cia Mike Pompeo, un fidato trumpiano, rilancia, in un’intervista alla Bbc i timori che i russi continuino a interferire nei voti occidentali, dopo averlo fatto con le presidenziali Usa 2016: “Non ho visto – dice – una riduzione significativa della loro attività” sovversiva; e aggiunge di condividere le preoccupazioni di molti Paesi europei e di aspettarsi tentativi d’interferenza anche a novembre.
Contro la minaccia, gli Stati Uniti si sono tutelati, stilando il ‘Kremlin report’, una lista di esponenti dell’oligarchia russa, che potrebbero essere oggetto di sanzioni – nell’elenco di 210 nomi, il premier Dmiti Medvedev e 22 ministri e anche il magnate Roman Abramovich, proprietario del Chelsea -. La Casa Bianca tiene in sordina il documento: non c’è bisogno d’applicarlo, per ora. Ma il Cremlino non chiude un occhio: il presidente Putin parla di “una lista dei nemici russi degli Stati Uniti”; Medvedev chiosa che “chi non c’è dovrebbe dimettersi”; e il portavoce Dmitri Peskov, che è nell’elenco, rovescia la frittata e parla d’un tentativo Usa “diretto e lampante”, destinato a fallire, d’influenzare le elezioni presidenziale russe del 18 marzo.
Alla Bbc, Pompeo ha pure denunciato gli sforzi della Cina di condizionare artatamente l’Occidente: lo preoccupano quanto l’azione “sovversiva” russa. I cinesi tenterebbero di carpire informazioni commerciali e industriali americane e pure di infiltrare scuole e ospedali, estendendo le loro mene all’Unione europea e al Regno Unito.
Nonostante l’impronta ottimistica con cui la Casa Bianca ha connotato il discorso di Trump, borse e mercati hanno palesato volatilità e nervosismo, come se i successi vantati dal magnate presidente – crescita e occupazione – non fossero duraturi e come se l’impatto positivo su finanza e imprese della riforma fiscale non fosse acquisito. All’incertezza degli investitori ha anche contribuito l’imprevedibilità di Trump: fino a che non ha cominciato a parlare non è stato chiaro se intendeva rivolgersi alla sua base con toni duri e frasi nette o se voleva dialogare con il Paese nel suo insieme, scegliendo un approccio tradizionale più morbido e bipartisan.
Vanno in questo senso alcune affermazioni chiave del suo intervento: il desiderio di un’America “sicura e forte”, ma “di nuovo unificata”.
Il discorso è stato scritto da Stephen Miller, ben conosciuto per le sue posizioni di estrema destra e anti-migranti. E immigrazione e sicurezza sono due temi centrali nei piani di Trump. Fra le priorità e le urgenze della politica estera, le ultime settimane hanno riportato in prima linea l’Afghanistan, mentre le tensioni sul nucleare con la Corea del Nord si sono stemperate nella ‘tregua olimpica’.
Nelle ore precedenti il suo discorso, Trump ha incassato uno smacco politico – il Senato ha respinto una sua iniziativa anti-aborto –; ha revocato e modificato il suo bando ‘anti-Islam’; e l’ha spuntata su un delicato fronte familiare: la first lady Melania non ha disertato lo stato dell’Unione, anzi ‘dell’Uniome’, per restare a casa a seguire in tv lo show di Stormy Daniels, la pornostar che fu l’amante di suo marito.