Liliana Segre, 87 anni, tra gli ultimi sopravvissuti all’Olocausto, è stata nominata senatrice a vita il 19 gennaio 2018. Paolo Gentiloni ha detto: “ci indicherà il valore della memoria” (Ansa). Per Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, è importante “avere un testimone” in Parlamento (Ansa). Tuttavia, è preoccupante pensare che ci stiamo avvicinando ad un prossimo futuro senza testimoni oculari della Shoah.
La memoria non basta
Non vorremmo che la Giornata della Memoria fosse solo una celebrazione del dolore. Spesso il richiamo a ricordare si basa puramente sull’immedesimazione umana nella sofferenza, tramandata dai testimoni. Eppure, il ripetersi della tragedia dimostra come questo approccio trascuri la comprensione storica degli eventi. Quando sarà trascorso un secolo e le testimonianze saranno registrate, ma lontane, si dovrà contare sulla capacità di insegnare la Storia. Come dice Daniele Giglioli in Critica della vittima (Nottetempo, 2014), un discorso incentrato sulla memoria “isola gli eventi dalla catena del loro accadere”, non garantisce la comprensione, fa da “antagonista” alla storia. L’equivoco è che il vissuto sia fuori dal tempo, abbia un noi e un voi e una tendenza ad andare perduto.
Secondo Enrico Modigliani, presidente dell’Associazione Progetto Memoria, la memoria va tramandata “come significato”. Modigliani è sopravvissuto all’Olocausto senza essere deportato. L’errore della celebrazione istituzionale del Giorno della Memoria, ci racconta, sta nell’iper-concentrazione in un giorno delle iniziative e dell’attenzione mediatica. Non si può isolare la memoria dalla storia: “quando mi invitano a parlare con i ragazzi, […] io accenno a quello che ricordo, ma la cosa importante è tutto il contesto”.
Dimenticare
Non vorremmo ritrovarci in una società che soffre di Alzheimer. Che non ricorda la storia dell’Eur di Roma, un elogio al fascismo, che dimentica le vittime di mafia finché non distruggono la statua di Borsellino, che lascia soli i terremotati a meno che non si avvicinino le elezioni e abbandona i ragazzi che approdano sulle nostre spiagge, finché una foto di un bambino ci contraria per qualche giorno.
Realtà aumentata
È auspicabile un modo per far assimilare la dimensione storica della Shoah alle prossime generazioni, con l’immedesimazione umana che la testimonianza diretta offre. Per Modigliani, la digitalizzazione aiuta a rendere presente il passato: “sarà molto più facile in futuro ricordare e documentare”. Un esempio è il progetto New Dimensions in Testimony, realizzato dall’Institute for Creative Technology (ICT) della University of South California in collaborazione con la Shoah Foundation. Il lavoro, ancora in fase di sviluppo, prevede la trasformazione in un’entità virtuale olografica e interattiva degli ultimi testimoni in vita. La realtà aumentata permetterà la proiezione intorno all’utente di una rete ben connessa e immediatamente consultabile di informazioni.
Gabriele Di Donfrancesco; Tommaso Meo; Teresa Strickner; Giulia Iacchini; Alessia Rasconi; Andrea De Marco