
Che cosa succederebbe se la Catalogna riuscisse ad ottenere l’indipendenza dalla Spagna? E poi anche i Paesi Baschi o la Scozia? Che cosa accadrebbe, insomma, se in Europa vincessero i movimenti indipendentisti?
Trovare una risposta non è facile. Le Istituzioni europee sembrano impreparate a fronteggiare quei problemi sociali e culturali che pure sono presenti da secoli in Europa ma che forse si stanno rivelando solo ora. Sicuramente, però, a livello economico le secessioni non favorirebbero nessun paese mutando, invece, la geopolitica europea in una cartina “pseudo-medievale”.
Se, ad esempio, la Catalogna del neopresidente Torrent riuscisse ad ottenere l’indipendenza da Madrid? la Spagna si ritroverebbe senza un pezzo del suo territorio nazionale che gli frutta 212 miliardi di euro l’anno (il 19% del Pil). Secondo l’ING, però, i primi a perderci sarebbero proprio i catalani. La banca olandese ha infatti stimato che per Barcellona riappropriarsi della propria indipendenza dopo quasi tre secoli significherebbe rinunciare al 60% delle esportazioni e al 70% degli investimenti esteri provenienti dal mercato unico europeo (la cui uscita sarebbe ovviamente inevitabile). Senza parlare poi della preoccupante incertezza economica con conseguente crollo dei consumi e fuga di capitali.
E se ciò non preoccupasse i Baschi e li spingesse a imbracciare le armi contro lo Stato centrale? Madrid si ritroverebbe con un altro 6% in meno nel bilancio, innescando però una crisi che andrebbe a colpire soprattutto piccole e medie imprese in una regione ben più povera di quella catalana.
Il lettore ora si immagini che i moti rivoluzionari nazionalisti si diffondano Oltremanica, arrivando a contagiare gli Scozzesi, delusi dalle politiche di Londra. Il sogno dell’indipendenza, a cui aspirano dai tempi di Braveheart, significherebbe soprattutto uscire dalla sterlina e ritrovarsi con una nuova valuta destinata ad inabissarsi nei mari dell’inflazione, incontrollabile per qualsiasi governo. Chi può dire che il vento indipendentista non colpisca anche i secessionisti dello Yorkshire, Galles, Wessex e Cornovaglia, pronti a far ritornare l’Inghilterra ai tempi dei Sette regni anglosassoni altomedievali? O non spinga Valloni e Fiamminghi a frammentare il paese che ospita la capitale europea?
Il lettore si immaginerà, allora, un proliferarsi di problemi economici declinati nei diversi contesti dei paesi europei. Ovunque potrà imbattere in movimenti indipendentisti più o meno giustificati da differenze culturali, sociali ed economiche, a testimonianza che tutto il mondo è paese. Cosa succederebbe poi se il vento indipendentista soffiasse anche sulle regioni interne ad un paese e le differenze che distinguono e dividono Nord e Sud diventassero irreparabili?
Per fortuna (o purtroppo), l’economia capitalista interviene a rendere il mondo più uguale.
Hermes
Alice Tombesi, Silvia Prastaro, Andrea Luciani, Leonardo Isola