Un coro di ‘buh’ dalle fila dei giornalisti, quando parte l’attacco ai media, passaggio obbligato, ormai, di tutti i discorsi di Donald Trump; e una sala gremita e curiosa, ma non ben disposta, dove gli applausi che accolgono il magnate presidente e ne frammezzano le parole non sono mai corali.
Il World Economic Forum 2018 affida a Trump il momento forte della giornata conclusiva, dopo avere offerto il podio ai suoi critici di mezzo mondo, dall’indiano Modi alla tedesca Merkel passando per il francese Macron.
Trump non delude, anche se non straripa ed è meno ‘politicamente scorretto’ del solito: “Metterò sempre l’America al primo posto, ma ‘America first’ non significa America sola”, non nel senso che la sua America è pronta ad ascoltare gli altri, ma che gli altri possono ‘liberamente’ seguirla.
‘Sono qui per rappresentare gli interessi degli americani’, si presenta il presidente, che s’era fatto precedere da una bordata di dazi e dall’annuncio di altri – germi di protezionismo nel tempio del liberismo che è Davos -. “L’America sta di nuovo conoscendo una forte crescita, in Borsa si sono creati 7.000 miliardi di dollari dalla mia elezione’, dice Trump, ribadendo che gli Usa insisteranno “su un commercio giusto e reciproco” e non tollereranno “mai più nel commercio internazionale pratiche scorrette”, ma restano disponibili “ad accordi bilaterali con ogni Paese” – la parola chiave è bilaterale, contrapposta a multilaterale -.
La cifre gli danno ragione. L’economia Usa è cresciuta nel 2017 del 2,3%, contro il +1,5% del 2016, ma è rimasta nel quarto trimestre sotto il target del 3%. Le borse “con me hanno guadagnato il 50%, con Hillary l’avrebbero perso”. E il dollaro continua a perdere terreno rispetto all’euro, favorendo l’export Usa e intralciando quello europeo.
Giunto a Davos senza Melania, la first lady, che vola nella residenza di Mar-a-Lago in Florida, dopo una visita all’Holocaust Memorial Museum di Washington, nella Giornata della Memoria, Trump vi viene raggiunto dalle voci di una sua storia con Nikky Haley, la rappresentante degli Usa all’Onu. Diffuse da Michael Wolff, l’autore non proprio affidabile di ‘Fire and Fury’, le voci trovano solo smentite.
A Politico, la Haley, una repubblicana anti-Trump convertitasi al presidente, le definisce “altamente offensive” e “disgustose”, come quelle analoghe subite da altre donne in carriera. Le insinuazioni, che hanno l’aria d’una bufala, non devono, però, migliorare il clima a casa Trump: Melania, che era stata inizialmente prevista a Davos, fatica a digerire il ‘revival’ della relazione nel 2006 del marito con la pornostar Stormy Daniels, il cui silenzio sarebbe poi stato comprato in campagna elettorale con 130 mila dollari.
Pure smentite, da Trump, le notizie, più attendibili, del New York Times, secondo cui il presidente voleva ‘silurare’ il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller, ma ci avrebbe poi ripensato.