La battaglia elettorale del prossimo 4 marzo si avvicina. Come antichi re e condottieri, i leader dei partiti si preparano a radunare le masse, pronunciando dolci parole, promettendo qualsiasi cosa pur di ottenere sostenitori di supporto nello scontro imminente.
Il primo passo è l’arruolamento: bisogna accaparrarsi i soldati e gli ufficiali migliori.
I vari schieramenti politici quindi si lanciano alla ricerca di personaggi carismatici, personalità in vista, nei più disparati campi professionali: televisione, intrattenimento, medicina, sport, imprenditoria. E non bisogna stupirsene.
In un paese dall’elettorato disilluso come l’Italia, quale altro mezzo resta ai partiti per convincere i cittadini a votare se non l’inserimento nelle liste di giornalisti, allenatori, imprenditori e simili? Quali migliori sponsor per i propri partiti di un Lotito, un Giarrusso (inviato delle iene) o una Orietta Berti? E dall’aria che tira è probabile che la lista di nomi noti continui ad allungarsi con l’avvicinarsi delle elezioni.
Nessun vero condottiero trascinatore di masse può fregiarsi di tale titolo se non propone ai suoi seguaci un nemico da odiare e un obiettivo vago, ma che sembri realizzabile, da perseguire.
Ed è questo che i vari schieramenti sembrano saper fare meglio, questa la formula che hanno tutti deciso di seguire. Vaghezza dei programmi e promesse ai limiti dell’impossibile dominano la campagna. Elemento comune a tutti i programmi è la voglia di demolire, abolire, cancellare tutte le leggi/tasse più odiate degli ultimi tempi.
È cominciata così una gara a colpi di promesse irrealizzabili, con l’unico obiettivo di accumulare consensi. Dalla cancellazione del canone Rai, proposta da Matteo Renzi, all’abolizione delle tasse universitarie, suggerita da Pietro Grasso, che peserebbe sulle casse pubbliche quasi 1.7 miliardi di euro, così come l’abrogazione della legge Fornero, proposta da Salvini, che costerebbe fino a 140 miliardi allo stato.
Quelli che i nostri intelligentissimi strateghi non hanno calcolato è la loro scarsa presa sulla gente.
Il popolo della rete infatti non ha tardato a rispondere. L’hashtag #aboliamoqualcosa è esploso negli ultimi giorni sul web, nato ironicamente come risposta alle promesse dei politici nelle campagne elettorali.
Nonostante i vari astuti stratagemmi adottati infatti, è difficile apparire credibili dopo la sequela infinita di promesse non mantenute. Come recita una massima: “si può ottenere il consenso su quasi tutte le asserzioni finché non si deve fare nulla al proposito”. Senza un’azione concreta a seguire però, si perde credibilità.
Mentre il conflitto infuria sugli schermi, sui social e su tutti gli altri media, un’altra battaglia molto più dura si presenta a noi cittadini. Saremo costretti a schierarci, a scegliere a chi affidare il nostro destino nei prossimi anni. La nostra speranza e che questa volta il vincitore si ricordi che “chi viene eletto principe col favore popolare deve conservare il popolo come amico”.
Il Grillo Parlante