“Mamma, dov’è il Papa?”, domanda Marco, 5 anni, già intabarrato per uscire e andare all’asilo, vedendo Francesco scendere la scaletta dell’aereo in apertura del tg del mattino. “Nel Myanmar”. Dove? “ In Birmania ”. “Ah”, fa Marco, che ne sa come prima. E il fatto che tutto ciò non avvenga neppure a Yangon, che poi sarebbe Rangoon, ma nella nuova capitale Nay Pyi Taw non semplifica le cose.
Che cosa ci va a fare Francesco, il Santo Padre, tra Birmania e Bangladesh, che, dal punto di vista della riconoscibilità geografica, per la stragrande maggioranza della popolazione italiana, sono lontanissimi e, genericamente, “in Asia”? E, soprattutto, almeno dal punto di vista del giornalista, perché la notizia apre i tg del mattino?
Il problema non è certo la scelta di Francesco di rendere visita a una minoranza (l’1% di cattolici) d’una minoranza (il 4% di cristiani) d’un Paese come la Birmania multi-etnico e multi-confessionale, dove nessun Papa era mai stato. Anzi, la missione potrebbe avere l’effetto, positivo, di portare maggiore attenzione su aree del Mondo spesso trascurate; sull’evoluzione – lenta – verso una democrazia ‘sui generis’; e sull’apparente involuzione di un’icona dell’anelito alla giustizia ed al rispetto dei diritti dell’uomo come Aung San Suu Kyi, Nobel per la Pace, in un’incoerente paladina dell’ordine costituito, appena condiviso il potere.
E potrebbe essere un’occasione per sollevare il problema dei Rohingya, minoranza islamica indotta, o costretta, all’esodo di massa verso il Bangladesh. Anzi lo è, per quanto le parole di Francesco siano insolitamente caute e poco dirette, come se qualcuno degli alti prelati locali l’avesse davvero convinto che quel nome non va neppure pronunciato – il Papa si limita a invocare “il rispetto d’ogni gruppo etnico” -.
Il problema, piuttosto, è l’informazione cui siamo abituati e da cui siamo un po’ narcotizzati: siamo sicuri che l’arrivo del Papa a Nay Pyi Taw sia la prima notizia del giorno per l’Italia?, senza che sia ancora successo qualcosa – e senza che, in fondo, neppure succeda -. Certo, ci sono le immagini, e sono fresche; certo, Francesco è un personaggio che mette (quasi) tutti d’accordo; certo, a puntare sul Papa non si sbaglia (quasi) mai e non si rischia (quasi) mai il posto o la critica. Ma, allora, contestualizziamo la missione e raccontiamo anche la Birmania della Giunta e dei Rohingya: immagini meno fresche e magari un po’ crude. Ma almeno Marco avrà un’idea di cos’è il posto dove il Papa sta arrivando.