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Agosto di sangue e paura: terrorismo, catastrofi, guerra

Scritto per la Voce e il Tempo che esce oggi con data 03/09/2017

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L’ agosto d’Europa ha il colore del sangue del terrorismo, a Barcellona e a Cambrils, in Catalogna, Spagna, ma pure a Turku in Finlandia e anche a Levallois-Perret, alle porte di Parigi, a Bruxelles e a Londra – con aggressioni a militari ed agenti al grido di ‘Allah Akhbar’ -. In Nigeria e altrove, attacchi a chiese e cristiani. In Iraq e in Siria e, più lontano, in Afghanistan, è strage continua: centinaia di vittime, musulmani che uccidono musulmani.

L’integralismo non conosce né vacanze né agosto e la minaccia jihadista non è stata archiviata. Anzi, le disfatte sul terreno del sedicente Stato islamico ridanno forza e intensità alla minaccia in Europa: attentati di frustrazione fatti da cellule di ‘terroristi ragazzini’ o da individui isolati, in attesa che entrino magari in azione i foreign fighters di ritorno; e l’autoproclamato Califfo, vivo o morto che sia, fa appello ai suoi ‘lupi solitari’ per attaccare l’Italia.

Non c’è solo il terrore, nelle cronache turbolente dell’ agosto internazionale, segnato da bibliche catastrofi naturali: alcune sono molto mediatiche e relativamente poco letali, come l’uragano Harvey, in Texas; altre sono poco mediatiche e terribilmente letali, come la valanga di fango che, nella Sierra Leone, fa un migliaio di vittime, fra cui centinaia di bambini.

La minaccia della Corea del Nord, che pareva sopita, torna a manifestarsi con lanci di missili – l’ultimo, sconsiderato, tenuto pure conto del grado d’imprecisione dell’arsenale nord-coreano, sorvola parte del Giappone, dove suonano le sirene come in tempo di guerra, prima di finire in mare -; il rilancio del conflitto in Afghanistan; e le turbolenze di natura razzista negli Stati Uniti sono altri capitoli di un agosto violento.

Nelle cui cronache internazionali figurano pure le contestate elezioni in Kenya – ma gli osservatori internazionali avallano il successo del vincitore, il confermato Kenyatta, e danno torto allo sfidante, il rissoso Odinga – e le vicissitudini del Venezuela, dove la democrazia, ma anche l’economia, sono esposte a grossi rischi … di qui in avanti il pezzo prosegue a capitoletti, ricavati da post già pubblicati su questo blog …

gp
gphttps://giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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