Negli Anni Novanta, andavo spesso a trovare Gerardo Mombelli, nel suo ufficio – in via Poli, allora – di direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea: una breve passeggiata, sfiorando la Fontana di Trevi, dalla redazione dell’ANSA in via della Dataria. Anche nei momenti di relax, lui, i piedi poggiati sulla scrivania, fra le dita un fermaglio con cui giocava incessantemente, aveva sempre un progetto cui lavorare, un’idea da proporre, uno spunto da offrire. E si parlava di Europa, di Italia, d’informazione.
Avevamo già condiviso un pezzo di percorso professionale parallelo – sia pure su piani e livelli diversi – a Bruxelles, dove io ero corrispondente: lui era stato, tra il 1984 e il 1989, prima vice-capo di gabinetto e poi capo di gabinetto del commissario Carlo Ripa di Meana, in quel quinquennio entusiasmante e forse irripetibile della Delors I.
Il portafoglio era intrinsecamente debole: cultura e ambiente, quando la politica della cultura proprio non esisteva e quella dell’ambiente era tutta da inventare. Il duo Ripa / Mombelli seppe profittare del momento e delle circostanze per fare avanzare quei dossier, tenendo sempre d’occhio, a 360 gradi, interessi e priorità italiani. Il disastro di Cernobyl nel 1986 diede una spinta e accentuò le sensibilità politiche e dell’opinione pubblica, come l’incidente di Three Mile Island, nel 1979, aveva permesso al predecessore nel ruolo di Ripa, un altro italiano, Lorenzo Natali, di gettare i semi d’una politica dell’ambiente europea.
Progetti e lasciti
In comune, lui pavese d’origine – la famiglia è di Rovescala -, io pavese di studi, avevamo, inoltre, il liceo classico, il Foscolo, in via Sacchi. A Roma, Gerardo ebbe l’idea dello European Press Club e lo creò: una comunità di giornalisti, docenti, funzionari, diplomatici, con trascorsi bruxellesi o vocazione europea. Gli diedi una mano a metterlo su – il primo presidente fu Mario Pirani – e lo aiutai ad organizzarne l’attività.
L’Epc esiste tuttora, anche se gli anni più densi di iniziative e incontri restano quelli dei primi passi dell’Unione europea e del cammino verso la moneta unica: ne furono ospiti a più riprese presidenti delle Istituzioni comunitarie e del Consiglio, commissari e ministri.
Da un input di Gerardo, nacque anche una collana di dossier dell’ANSA che, in quei tempi fecondi, scandirono le grandi tappe dell’avanzamento dell’integrazione europea, il Vertice di Roma del 1990 e quello di Maastricht l’anno dopo, la nascita dell’Unione europea, i Vertici di Firenze e Torino della successiva presidenza di turno italiana nel 1996, l’approdo all’euro.
Un percorso italiano/europeo netto
La scomparsa di Mombelli, nato a Milano nel 1936 e deceduto a Roma il 13 agosto, dopo avere strenuamente combattuto un male inesorabile, è stata ricordata dai media nazionali ed è unanimemente pianta da quanti gli sono stati vicini, la famiglia, gli amici, i colleghi, tutti quanti hanno condiviso il suo impegno civile italiano ed europeo.
Mombelli è stato un protagonista della vita intellettuale e politica italiana ed europea fin dagli anni dell’Università – studiò Giurisprudenza a Pavia dal 1955 al ’59 -, come presidente dal 1956 dell’Unione goliardica italiana. Da sempre impegnato nel mondo della comunicazione – è stato giovane redattore del Corriere dell’Adda e del Ticino – e dell’analisi di politica internazionale, dopo una breve esperienza all’ufficio stampa Pirelli nel 1963/’64, iniziò il suo percorso politico e professionale a fianco di Altiero Spinelli nel Movimento federalista e fu poi segretario generale dell’Istituto Affari Internazionali dal 1966 al 1969.
Portavoce della Commissione europea a Bruxelles dal 1969 al 1972, in un gruppo costruito intorno a Bino Olivi, fu responsabile dei rapporti con la politica e la stampa nella Rappresentanza in Italia della Commissione europea dal 1972 al 1984. Rientrò a Bruxelles negli anni di Ripa di Meana e, poi, tornò a Roma, a dirigere la Rappresentanza in Italia della Commissione dal 1990 al 2001.
Ha fondato nel 1990 e presieduto dal 1996 l’Associazione dei comunicatori pubblici e istituzionali, è stato direttore del Cide dal 2005/’06 ed è stato presidente di Infocivica dal 2010 al 2013 – succedendo proprio a Bino Olivi -.
Un’Europa ‘né centauro né chimera’
Per tutta la vita, da federalista spinelliano, Mombelli è stato un intellettuale laico-riformista nell’area radicale e socialista. Commendatore al merito della Repubblica, dei tanti lavori e saggi il più recente, scritto con l’ambasciatore Antonio Armellini è “Né centauro né chimera”, edito da Aracne, dove offre la sua visione sul futuro dell’Europa e dell’integrazione. Lo vidi l’ultima volta negli studi di Radio Radicale, per una presentazione del suo libro: l’immagine che correda l’articolo lo mostra in quell’occasione sorridente e ironico, come era lui.
Gerardo Mombelli sarà ricordata nel trigesimo della sua scomparsa nella sede della Rappresentanza in Italia della Commissione europea a Roma, in via IV Novembre 149. Il cordoglio per la sua morte, sentito in tutti i circoli italiani europeisti e federalisti, è stato condiviso dalla Farnesina, che, in una nota, ne ha ricordato “il convinto impegno e la profonda passione di italiano al servizio del progetto di costruzione europea”.