Ha preso due piccioni con un solo discorso: parlando a Varsavia, tappa d’esordio della sua seconda missione europea, il presidente Usa Donald Trump ha irritato i tedeschi, padroni di casa del Vertice del G20, oggi e domani ad Amburgo, e pure i russi, a ridosso del momento più atteso del viaggio, l’incontro bilaterale con Vladimir Putin, domani, a margine del Vertice.
Acclamato dalla Polonia nazionalista ed euro-scettica, contestato dagli ambientalisti, Trump tiene un discorso aggressivo: avverte che il futuro dell’Occidente è in dubbio, citando la Polonia come esempio di Paese “pronto a difendere la civiltà” e mettendo in guardia dalle minacce “di terrorismo ed estremismo”.
Il presidente sceglie di parlare a a piazza Krasinski, teatro della rivolta del 1944 contro i nazisti, quasi un modo d’evocare il passato oscuro tedesco, poche ore prima d’un faccia a faccia con la cancelliera Angela Merkel, presidente di turno del G20. All’arrivo ad Amburgo, dove si ritrova senz’albergo ed è ospite del locale Senato, Trump vede pure i leader di Giappone e Corea del Sud: tema principe, la Corea del Nord. Ne discute pure con la Merkel, senza appianare i dissensi sui temi del Vertice, specie scambi e clima.
Trump si muove in Polonia come s’era mosso a maggio in Arabia saudita: come un uomo d’affari, o un commesso viaggiatore, che piazza prodotti e contratti – là armi, qui energia: “Non sarete mai più ostaggio della Russia per il petrolio. Ne volete dagli Usa? Basta una telefonata” -. Andrzej Duda, presidente polacco, gli ricorda discretamente che i presidenti fanno politica e le aziende fanno affari.
Trump apre le ostilità in Polonia contro i due nemici storici del Paese centro-europeo, la Germania e la Russia, che sono i suoi principali interlocutori in queste 48 ore di diplomazia multilaterale. E quasi si direbbe che Trump vuole esaltare, magari a fini interni, il suo isolamento che, sul clima, risulta molto netto nella bozza di conclusioni del Vertice già circolata.
Il discorso di Varsavia non è conciliante, anche se, per tranquillizzare la Polonia, il presidente evoca l’articolo 5 del Trattato atlantico sulla “mutua difesa” in caso di aggressione a un Paese della Nato. Trump invita l’Europa a “credere nel futuro” e “investire in sicurezza”; si dice sicuro che la guerra al terrorismo sarà vinta; accusa la Russia d’essere “aggressiva e destabilizzante”, la invita a togliere il proprio sostegno “a regimi criminali” ed a “smettere di destabilizzare l’Ucraina”.
Le attese sull’esito del G20 sono basse. E c’è pure il timore di incidenti: scaramucce ci sono già state in serata e oggi s’attendono 100 mila dimostranti. Christine Lagarde, presidente dell’Fmi, suggerisce ai leader di stemperare un po’ l’ottimismo economico, alla luce dei rischi legati soprattutto alle instabilità politiche.
Il pathos e la curiosità sono più forti per l’incontro tra Trump e Putin, che il Cremlino giudica “vitale per il Mondo”. La Casa Bianca non fa nulla per ammorbidire i contrasti. Anzi, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunitosi d’urgenza, diventa teatro di uno scontro sulla Corea del Nord: Usa, da una parte, con l’appoggio d’ordinanza di Gran Bretagna e Francia, e Russia e Cina dall’altra. Washington vuole punire con un supplemento di sanzioni le provocazioni missilistiche e nucleari del regime di Pyongyang; Mosca e Pechino sono contrarie e contestano l’atteggiamento bellicista americano e sudcoreano.
La vigilia del G20 è tutto un intreccio di contatti e manovre. Nonostante l’annullamento dell’incontro con il premier indiano Modi, il presidente cinese Xi Jinping si dà da fare per riempire il vuoto di leadership creato da Trump e offre appoggio alla Merkel per il successo del Vertice, specie su scambi e clima, anche se la cancelliera ammette che “con gli usa l’intesa è lontana”.
La Cina si propone pure come battistrada sulla via delle energie rinnovabili. E anche il premier giapponese Shenzo Abe, che conclude con l’Ue un accordo di massima di libero scambio –“un’intesa modello per l’ordine mondiale” – , spinge sul clima. Trump, invece, si presenta al Vertice chiedendosi, in un tweet, “perché bisogna continuare a fare cattivi accordi commerciali” e rimbrottando alla Cina di fare affari con la Corea del Nord – Pechino, invece, prospetta a Seul l’impegno per la denuclearizzazione della penisola -.
Il magnate presidente non è l’unico guastafeste nella combriccola dei leader dei 19 Paesi (più l’Ue) più ricchi al Mondo. Il presidente turco Erdogan accentua gli screzi con la Germania, che gli impedisce di arringare la comunità turca. E i sauditi, coi loro alleati, non mollano la presa sul Qatar, che rifiuta il loro ultimatum. A nulla serve una telefonata di Trump al generale presidente egiziano al-Sisi, che ad Amburgo non c’è. Gli Stati Uniti sono incapaci di governare la tempesta che hanno essi stessi scatenato. Il vuoto politico americano s’avverte pure nel Golfo.
Le tensioni con la Corea e la crisi nel Golfo, oltre che il conflitto in Siria, dove fa capolino l’ipotesi di una ‘no fly zone’ co-gestita da russi e americani, saranno fra i temi politici del G20.