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G7: Trump, il ‘gran finale’ della sua prima missione estera

Scritto per AffarInternazionali il 15/05/2017

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Il Vertice del G7 a Taormina sarà, per Donald Trump, il ‘gran finale’ della sua prima missione all’estero da presidente degli Stati Uniti. Il viaggio comincerà fra una settimana in Arabia Saudita e proseguirà – il 22 e 23 maggio – in Israele e nei Territori palestinesi. La mattina del 24, Trump sarà in Vaticano e a Roma e incontrerà Papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – è quello che il consigliere per la Sicurezza nazionale H.R. McMaster ritiene “un omaggio al popolo italiano”.

Fascino per gli uomini forti

Basta uno sguardo all’agenda del presidente statunitense per rendersi conto dell’incertezza e dell’imprevedibilità delle relazioni internazionali dell’attuale Amministrazione.

Prima di partire, Trump incontrerà, questa settimana a Washington, il presidente turco RecepTayyipErdogan, uno degli uomini forti – come il presidente egiziano Abd al-Fattahal-Sisi, già ricevuto alla Casa Bianca – per cui mostra una certa fascinazione. Si sono raffreddati, invece, gli entusiasmi per il presidente filippino dai modi spicci Rodrigo Duterte, che fa sapere che potrebbe non andare negli Stati Uniti perché ha “troppi impegni”.

Il primo faccia a faccia col presidente russo Vladimir Putin non è invece stato ancora annunciato: reso più ostico dal colpo di freno al miglioramento dei rapporti tra Washington e Mosca legato al Russia-gate sul fronte interno e alla Siria su quello esterno, l’incontro potrebbe avvenire a margine del G20 di Amburgo a luglio, anche se un anticipo non è escluso, almeno secondo fonti di stampa russe.

Il percorso in Medio Oriente

Prima tappa della prima missione all’estero di Donald Trump sarà, dunque, l’Arabia Saudita: scelta che suscita subito sorpresa e interrogativi, perché si tratta sì di un tradizionale alleato degli Stati Uniti, ma anche di un Paese dal ruolo non limpido nella lotta contro il terrorismo e divisivo nella regione, nella chiave del persistente confronto tra le monarchie sunnite e il regime teocratico sciita iraniano, che si riflette anche nelle situazioni in Iraq e in Siria, oltre che nel conflitto nello Yemen.

Ma la tappa più attesa nella regione è quella tra Israele e Palestina; un passo – per alcuni esperti – verso la nuova iniziativa di pace degli Stati Uniti per la soluzione del conflitto israelo-palestinese annunciata da Trump il 3 maggio scorso, dopo aver ricevuto il presidente palestinese Abu Mazen. L’iniziativa, che pareva azzardata, improvvisata e in contrasto con l’approccio apertamente filo-israeliano fino ad allora tenuto dalla sua Amministrazione, potrebbe dunque concretizzarsi.

I palestinesi anzi cavalcano – e forse mettono alla prova – la disponibilità statunitense, prospettando addirittura nell’occasione un vertice a tre. Gli israeliani sono più riservati e fanno sapere che Trump, appena sbarcato in Israele, andrà al Muro del Pianto con la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, entrambi ebrei religiosi – Kushner è pure suo consigliere per il Medio Oriente -. Non si attendono, invece, sviluppi nel tormentone dello spostamento dell’ambasciata degli Usa a Gerusalemme.

Cruciale nella missione potrebbe diventare il discorso che Trump farà alla Rocca di Masada, antica e fascinosa fortezza ebraica sul Mar Morto: il discorso di Masada starà alla politica mediorientale dell’Amministrazione Trump come il discorso del Cairo del 4 giugno 2009 stette a quella dell’Amministrazione Obama. Resta da vedere se, contrariamente a quello di Obama, sarà poi seguito da fatti concreti.

A Bruxelles tra Ue e Nato

Nel pomeriggio del 24, Trump sarà a Bruxelles, dove sarà ricevuto da re Filippo nel Palazzo Reale, nel cuore della capitale belga. Il 25, il presidente americano incontrerà nell’Europa Building i leader delle istituzioni Ue, specie il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. A seguire, Trump parteciperà al Vertice Nato: un’occasione per riaffermare l’importanza dell’Alleanza, che da obsoleta è ora ritenuta essenziale nella lotta contro il terrorismo, ma anche per ribadire che i partner devono fare di più – leggi, pagare di più – per la sicurezza comune.

La tappa di Bruxelles è segnata, in qualche misura, almeno nella sua preparazione, dal fatto che, durante i suoi primi cento giorni, ormai abbondantemente superati, Trump s’è ‘dimenticato’, o ha semplicemente trascurato, di nominare i rappresentanti permanenti degli Stati Uniti presso la Ue e la Nato. Alla Nato, l’ambasciatore Douglas Lute, un ex generale nominato da Barack Obama e insediatosi nel 2013, ha lasciato la guida della delegazione all’incaricato d’affari Earle Litzenberger. All’Ue, l’ambasciatore Anthony Gardner s’è dimesso a gennaio e la Rappresentanza è attualmente retta dall’incaricato d’affari Adam Shub.

S’era parlato, all’Ue, di Ted Malloch, uno che dovunque spara a zero contro l’Unione e l’euro, suscitando reazioni piccate al Parlamento europeo e nelle capitali dei 27. In una lettera pubblicata dalla rivista londinese ‘The Parliament Magazine’, Malloch sostiene che l’Ue “è diventata non democratica, gonfia di burocrazia e di anti-americanismo rampante”; e afferma che “gli Usa dovrebbero praticare con l’Europa maggiore commercio bilaterale e dichiarare la propria ferma opposizione a un’Europa federale, dicendo un preciso ‘no’ a un unico euro-governo”. E, prima, intervistato da ‘Der Spiegel’, Malloch aveva definito l’euro “un esperimento imperfetto” – “se sedessi al tavolo d’una banca d’investimenti, ci punterei contro” – e la Brexit la prima di altre uscite. Perchégli Usa devono “collaborare in bilaterale coi singoli Stati Ue”? Perché così “ci troveremmo in vantaggio”.

Un G7 ‘gente che va, gente che viene’

Il giorno dopo, il presidente raggiungerà la Sicilia, dove, a Taormina, si svolgeranno i lavori del G7. Fra i temi controversi, la libertà degli scambi – un valore che l’Amministrazione Trump subordina all’interesse commerciale degli Stati Uniti – e il rispetto degli accordi di Parigi del 2015 sul clima, per rallentare il riscaldamento globale.

Sui cambiamenti climatici, le ultime indicazioni sono che gli Stati Uniti non prenderanno posizione fin dopo il G7: “Il presidente continuerà ad ascoltare i pro e i contro”, sul rispetto o meno dell’accordo di Parigi, per arrivare a definire “quel che è il miglior interesse degli Stati Uniti”, fa sapere il suo portavoce Sean Spicer. Un modo anche per evitare che Taormina si trasformi in una ‘sfida all’Ok corral’ ambientale.

Un Vertice degli esordienti – ben quattro, oltre a Trump il presidente francese Emmanuel Macron, la premier britannica Theresa May e il padrone di casa e presidente di turno, il premier italiano Paolo Gentiloni – e, nello stesso tempo, di leader che potrebbero essere alla loro ultima esperienza: la May l’8 giugno e Gentiloni tra l’autunno e la primavera sono attesi da scadenze elettorali, come pure l’indiscussa decana di questi Vertici, Angela Merkel – il 23 settembre.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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