C’è chi ritiene che sia l’uomo più pericoloso al Mondo, capace di scatenare una guerra a 360 gradi. No, non è l’autoproclamato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi; e neppure il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Su CapX, sito e aggregatore di notizie britannico, Robert Colville individua come ‘nemico pubblico numero 1’ dell’intero Pianeta Peter Navarro, uno che pensa che l’unica regola commerciale da rispettare è quella secondo cui “gli Stati Uniti vincono sempre”.
Navarro è il guru di Trump per il commercio internazionale: autore di libri come ‘Morire di Cina’, ‘Le guerre cinesi prossime venture’ e ‘Cina: perché non le sganciamo sopra l’atomica?’, sembra avere l’ossessione della Cina. Ma anche l’Ue gli va di traverso.
Che sia l’uomo più pericoloso al Mondo, è forse eccessivo dirlo. Ma il più pericoloso per l’Europa, del Trump team, lo è di sicuro. Insieme al suo compare Ted Malloch, che si presenta dovunque come il rappresentante degli Usa presso l’Ue senza esserlo ancora divenuto e dovunque spara a zero contro l’Unione e l’euro.
Di solito, quando si cerca il peggio del peggio fra i consiglieri di Trump, si pensa a Steve Bannon, suprematista bianco e stratega mediatico, l’uomo del pensiero breve – nel senso che sta in un tweet – e l’ispiratore della caccia a immigrato e a islamico (spesso i due dati coincidono); o, in alternativa, magari a Kellyanne Conway, addetta stampa della campagna elettorale, oggi consigliera, la teorica dei “fatti alternativi”, cioè “balle spacciate come notizie”, la donna in ginocchi sul divano a fare foto nello Studio Ovale.
Ma Navarro e Malloch, con la loro aria rispettabile di persone competenti e rispettabili, sono più temibili: Bannon e la Conway, rischi di non prenderli sul serio; questi ti fanno la lezione. Quando parlano, sono danni seri. Navarro, numero uno del Consiglio nazionale per gli scambi commerciali della Casa Bianca, se l’è pubblicamente presa con la Germania, che starebbe usando un euro “esageratamente sottovalutato”, una sorta di “marco camuffato”, per “profittarsi” degli Stati Uniti e dei suoi partner europei. In un’intervista al Financial Times, il guru degli scambi ha individuato nella Germania uno dei maggiori ostacoli all’accordo commerciale fra gli Stati Uniti e l’Europa e ha contestualmente dichiarato morto il Ttip, cioè l’area di libero scambio transatlantica.
La parole di Navarro, che Marine Le Pen o Matteo Salvini non avrebbero saputo dire diversamente, hanno provocato le reazioni di Angela Merkel, Mario Draghi e molti altri. Come quelle di Malloch, che, in una lettera pubblicata dalla rivista londinese The Parliament Magazine, sostiene che l’Ue “è diventata non democratica, gonfia di burocrazia e di anti-americanismo rampante”, e sostiene che “gli Usa dovrebbero praticare maggiore commercio bilaterale con l’Europa, ma affermare la propria ferma opposizione a un’Europa federale dicendo un preciso ‘no’ a un unico euro-governo”.
E, prima, in un’intervista a der Spiegel, Malloch aveva definito l’euro “un esperimento imperfetto” – “se sedessi al tavolo d’una banca d’investimenti, ci punterei contro” – e la Brexit la prima di altre uscite. Pee lui, gli Usa devono “collaborare in bilaterale coi singoli Stati Ue”, anche – e soprattutto – perché così “ci troveremmo in vantaggio”.
Certo, non si può dire che Navarro e Malloch giochino a carte coperte: le loro, le hanno già messe in tavola. Il che può, o potrebbe, consentire all’Ue, se i suoi leader ne avessero la determinazione e la lungimiranza, di fare qualche contromossa. La Commissione europea, per il momento, non degna Malloch di attenzione, anche perché nessuno l’ha ancora accreditato come rappresentante degli Usa a Bruxelles. Ma il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e numerosi eurodeputati auspicano apertamente che l’Ue non gli dia il gradimento, se mai la designazione sarà confermata.