Questa volta, il tweet migliore è stato di Hillary Clinton: 3 a 0; e palla alla Corte Suprema. Già nel fine settimana, la Casa Bianca introdurrà un ricorso d’urgenza contro il verdetto della Corte d’Appello federale di San Francisco, che conferma il blocco del bando all’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette Paesi musulmani (per tre mesi) e di tutti i rifugiati (per 120 giorni). I tre giudici di San Francisco – due democratici e un repubblicano – sono stati unanimi: gli avvocati dell’Amministrazione non hanno dimostrato che il bando serve a sventare un pericolo incombente.
La Corte Suprema, cui spetta l’ultima parola, è incompleta: ha otto giudici, quattro conservatori e quattro progressisti, mentre il nono, appena designato da Donald Trump, Neil Gosuch, non è stato ancora confermato dal Congresso. E’ dunque possibile che la Corte si trovi in stallo, 4 a 4. Se così fosse, resterà valido il verdetto di San Francisco: Trump non ci crede, ritiene “politica” la sentenza appena emessa e assicura che, alla prossima, vincerà a mani basse. Vedremo, forse già entro la fine della prossima settimana. Non è neppure esclusa l’ipotesi che la Casa Bianca emani un altro bando.
Se perde in Corte, Trump vince in Senato. Un altro suo ministro è stato ‘sdoganato’: è Tom Price, un dottore alla Sanità – il primo da oltre vent’anni -. Toccherà a lui smantellare l’Obamacare, cioè la riforma sanitaria del presidente Obama.
Nonostante lo smacco giudiziario, Trump riesce a fare una telefonata ‘educata’ col presidente cinese Xi Jinping, cui dice che per gli Usa c’è una sola Cina – dopo le tensioni suscitate dai suoi primi approcci con Taiwan, l’ ‘altra Cina’-. I prossimi giorni saranno intensi sul fronte politica estera: sono in visita a Washington il premier giapponese Shinzo Abe e per l’Ue Federica Mogherini e sta per arrivare il premier israeliano Benyamin Netaniahu.