Le proteste anti-Trump che squassano l’America non scuotono il Cremlino. Vladimir Putin si tiene fuori dalle polemiche sulle misure anti-immigrati e anti-rifugiati (e soprattutto anti-Islam) dell’Amministrazione statunitense, mentre diplomatici russi e americani lavorano per preparare l’incontro tra i due leader. Mediaticamente, è già l’ ‘incontro del Secolo’ – essendo il secolo ancora breve -, perché, per trovare qualcosa d’analogo impatto, bisogna risalire a oltre trent’anni or sono: l’incontro tra i presidenti Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, datato Reykjavik, 11 ottobre 1986.
Il Vertice prossimo venturo tra Putin e Trump è qualcosa di più di un’illazione. Che lo si prepari, l’ha ieri annunciato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov: il faccia a faccia si farà “abbastanza probabilmente” prima del G20 di Amburgo in programma il 7-8 luglio, sotto presidenza tedesca.
C’è chi s’attende che si faccia anche prima del G7 di Taormina in programma il 26 e 27 maggio, sotto presidenza italiana. E c’è chi ipotizza che il G7 torni a essere nell’occasione un G8, con la riammissione della Russia nel Club dei Grandi: vi era stata accolta nel 1997 e ne era stata estromessa nel 2014, dopo l’annessione della Crimea e nel vivo del conflitto ucraino.
Il viaggio in Europa per il G7 potrebbe essere la prima missione internazionale di Trump, contro una cui visita di Stato in Gran Bretagna sono già state raccolte oltre un milione di firme.
L’impressione, però, è che Trump stia correndo sui fronti internazionali meno spedito che su quelli interno e commerciale, anche se il presidente ha già avuto colloqui telefonici con decine di leader e venerdì scorso ha ricevuto alla Casa Bianca il premier britannico Theresa May. C’è la fila alla porta del magnate: il premier israeliano Netanyahu sarà fra i primi a varcarne la soglia; e i presidenti turco Erdogan ed egiziano al-Sisi non vedono l’ora d’essere ricevuti; il messicano Pena Nieto, invece, non ha fretta di vedere l’ ‘uomo del Muro’.
Peskov ha definito “un dialogo buono e costruttivo” la conversazione telefonica tra Putin e Trump di sabato scorso, sottolineando, però, che i due leader non hanno raggiunto nessun accordo preciso né hanno discusso delle sanzioni di Washington contro la Russia – parlando con gli europei, Trump non mostra fretta di levarle -.
La lotta al terrorismo “potrebbe diventare – secondo Peskov – un punto di partenza fondamentale” per il miglioramento dei rapporti tra Russia e Usa, mentre la “mancanza di rispetto reciproco” è stata la causa principale del peggioramento delle relazioni sotto la presidenza di Obama. Quanto alle misure anti-immigrazione di Trump, Peskov è laconico: “Ritengo che non sia un nostro affare”. Vecchia scuola comunista: a casa sua, ciascuno fa quel che vuole.