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Usa: il Congresso secondo Trump, via l’Obamacare

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/01/2017

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Donald Trump va all’attacco della riforma sanitaria di Barack Obama, elogia la Ford che cancella un investimento in Messico da 1,6 miliardi di dollari e bacchetta la GM che, invece, va a produrci un nuovo modello. Ma il presidente eletto non digerisce il voto con cui i deputati repubblicani cancellano l’indipendenza dell’ufficio che controlla l’etica del governo e, in pratica, ne azzerano l’utilità.

L’insediamento del nuovo Congresso degli Stati Uniti è movimentato. Il presidente cerca di dettare le priorità dell’azione legislativa, ma tiene banco la vicenda dell’ufficio etico creato nel 2008, dopo casi di corruzione che mandarono in galera tre deputati. E’ la prima decisione del nuovo Congresso degli Stati Uniti, che lunedì dovrà formalmente sancire l’elezione di Trump alla Casa Bianca, ed appare in netta contrapposizione con alcune promesse elettorali del magnate e showman.

L’iniziativa, approvata in commissione, pone l’ufficio sotto il controllo della commissione etica della Camera, cioè dei deputati. “Con tutto quello che il Congresso ha da fare, devono davvero indebolire l’ufficio etico indipendente, per quanto fazioso esso sia?”, si chiede in un tweet Trump, criticando la scelta e il tempismo dei deputati repubblicani.

Il presidente eletto li invita a concentrarsi sulla riforma del fisco, sulla revisione dell’Obamacare – la riforma sanitaria di Barack Obama – e sulla revoca di molti ordini presidenziali per l’industria, l’ambiente, il controllo delle armi. E’ pure pronta l’erezione del muro al confine con il Messico: Trump ha già chiesto di raccogliere i dati per tirarlo su. La revisione dell’Obamacare e la riforma delle tasse sono i temi che più trovano in sintonia il presidente e i repubblicani nel Congresso.

Sull’ufficio etico deve ora pronunciarsi in plenaria la Camera: i repubblicani hanno la maggioranza, 241 seggi a 194. La leader della minoranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi, ricorda, ironizzando, che i repubblicani volevano “bonificare la palude” (dalla corruzione, ndr), ma si sono invece sbarazzati dei controlli etici. Al fianco della Pelosi, la senatrice Elizabeth Warren, oggi forse l’esponente democratica di maggior peso.

Lo speaker della Camera Paul Ryan, a lungo un antagonista di Trump nel partito, è sotto accusa: avrebbe ”dato luce verde alla corruzione parlamentare”, anche se lui si dice contrario alla misura.

Il contrasto sorge proprio quando, per la prima volta dal 2006, i repubblicani si accingono ad avere il controllo dell’Esecutivo, con Trump alla Casa Bianca, e del Legislativo, essendo in maggioranza sia alla Camera che al Senato (52 repubblicani, 46 democratici e due indipendenti). Una situazione stabile almeno fino alle elezioni di ‘midterm’ del novembre 2018.

Trump intende approfittarne per realizzare il proprio programma e dare un’impronta conservatrice alla Corte Suprema, di cui deve nominare un giudice. Proprio ieri, il presidente eletto ha lanciato il primo affondo contro l’Obamacare dopo le elezioni: ”Non funziona, non è a buon mercato e persino Bill Clinton l’ha definita ‘folle”’, ha twittato, citando una gaffe elettorale dell’ex presidente e marito della sua rivale Hillary Clinton. Dopo aver incontrato Obama nello Studio Ovale, Trump era parso incline a salvare alcuni punti della riforma sanitaria del presidente uscente.

Il magnate e showman s’è pure preso il merito della decisione della Ford di annullare la costruzione di una nuova fabbrica da 1,6 miliardi di dollari in Messico, a San Luis Potosi, destinando invece 700 milioni di dollari all’espansione dello stabilimento di Flat Rock, in Michigan. L’annuncio segue di poche ore un attacco via twitter di Trump alla GM per la decisione di produrre un modello d’auto in Messico anziché negli Usa: “Le faremo pagare un sacco di tasse”, minaccia in un tweet. La Ford dice: “Trump non c’entra, con la nostra decisione. Ma contiamo sulle sue riforme”.

Trump ha intanto scelto il negoziatore per gli Stati Uniti degli accordi commerciali internazionali, cioè il  Trade Representative: sarà Robert Lighthizer, un avvocato che era già stato vice nel ruolo con Ronald Reagan alla Casa Bianca. Lighthizer contribuì a negoziare oltre una ventina di accordi bilaterali internazionali, dall’acciaio ai prodotti agricoli, che, secondo il team del presidente eletto, condussero a significative riduzioni delle importazioni di prodotti esportati in modo iniquo.

Per facilitargli il compito, Trump se la prende con la Cina a causa della Corea del Nord: Pechino farebbe le fusa con Washington sul fronte commerciale, ma non premerebbe su Pyongyang perché rinunci ai programmi nucleari. E sempre sui social annuncia: “Non libereremo più detenuto da Guantanamo, è gente pericolosa”.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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