Nella campagna elettorale negli Stati Uniti, irrompe di nuovo la violenza della polizia contro i neri e torna l’ombra delle tensioni razziali: in una stradina di servizio a est del centro di Columbus, capitale dell’Ohio, agenti inseguono e uccidono un ragazzino nero di 13 anni, armato di una pistola ad aria compressa che “sembrava identica” all’arma in uso alle forze dell’ordine.
Il poliziotto bianco, con un’anzianità di servizio di nove anni, che ha premuto più volte il grilletto è stato sospeso. La vittima si chiamava Tyree King. L’episodio è sotto inchiesta.
E’ accaduto mercoledì, al calar della notte. La polizia è stata chiamata per una rapina a mano armata a una banca messa in atto da una banda. Agli agenti, uno degli impiegati ha detto di essere stato avvicinato da un gruppo di persone che volevano del denaro: aveva una pistola. Poco dopo, riferisce il rapporto della polizia, sono stati intercettati tre individui sospetti, corrispondenti alla descrizione: quando gli agenti hanno cercato di fermarli e di parlare loro, due dei tre sono scappati. E’ iniziato così un breve inseguimento: uno dei fuggitivi, correndo, ha estratto la sua pistola ad aria compressa; la polizia ha fatto fuoco, uccidendo un ragazzino. Vana poi la corsa all’ospedale dei bambini.
Il tragico episodio è l’ennesimo di una striscia di neri inermi uccisi da poliziotti, per lo più bianchi, lunga anni, ma fattasi più fitta negli ultimi mesi: un episodio a Baton Rouge, in Louisiana, ai primi di luglio, ha aperto una serie inquietante e ha innescato criminali ritorsioni con stragi di agenti opera di cecchini neri.
Le cronache da Columbus, se avranno strascichi di proteste e violenze, possono spostare il focus della campagna, centrato da quasi una settimana sulle condizioni di salute di Hillary Clinton, affetta da polmonite e vittima di un malore domenica a Ground Zero, durante la cerimonia in memoria delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001.
L’Ohio, dove i neri non sono particolarmente numerosi, è uno degli Stati chiave delle elezioni Usa e, con la Florida, è spesso decisivo. Secondo un sondaggio Cnn/Orc, qui il candidato repubblicano Donald Trump è avanti di cinque punti (e in Florida di tre). Per correre ai ripari, Hillary manda lì due pezzi da novanta, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Secondo un rilevamento NYT/Cbs, c’è un testa a testa a livello nazionale: l’ex first lady guida 46 a 44% (46 a 41% tra i probabili elettori), mentre ad agosto era avanti otto punti. In una corsa a quattro, Hillary e Trump sono pari al 42%, con il libertario Gary Johnson all’8% e la veder Jill Stein al 4%. Secondo un poll del LAT, infine, Trump è avanti di sei punti, 47 a 41%: il massimo vantaggio mai attribuitogli dopo le convention.
Il magnate, che ieri ha sparato l’ennesima ‘bomba’, promettendo 25 milioni di posti di lavoro, non ha l’appoggio di neri e ispanici. Nel Michigan, a Flint, la città della strage nel liceo di Columbine e di Michael Moore, una donna pastore nera l’ha bloccato mentre concionava contro Obama e Hillary nella sua chiesa metodista: “Ci parli dei nostri problemi”, cioè l’emergenza dell’acqua al piombo, “non dei fatti suoi”.