Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/06/2016
C’è l’Italia di Conte, che va oltre ogni previsione. E c’è l’Italia di Renzi, che non riesce a vincere neppure partite sulla carta facili. Nel match all’Onu per un seggio nel Consiglio di Sicurezza, perde con la Svezia e si fa impaniare dall’Olanda in un ballottaggio infinito, da cui esce con una trovata da diplomazia creativa: Roma e l’Aja patteggiano un anno a testa, il 2017 agli italiani, che avranno la presidenza del G7 e il 60° anniversario dei Trattati di Roma, il 2018 all’Olanda. Al Vertice dell’Ue a Bruxelles, il pacchetto di decisioni sull’immigrazione finisce sotto la pila d’incartamenti delle nuove emergenze, la Brexit e poi, dopo l’attentato di Istanbul, il terrorismo. Così ne viene fuori un documento che non decide nulla, non accoglie le istanze dell’Italia e si limita a confermare il coordinamento della materia a Federica Mogherini.
La delega (non in bianco) all’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune parrebbe una buona cosa. Ma Renzi non la vive proprio così: un po’ perché i rapporti con Federica, che cerca di fare bene il suo lavoro europeo e porta ai leader una nuova Strategia Globale, si sono logorati; e un po’ perché i meriti a lui piace prenderseli in prima persona. Cerca pure di attribuirsi quelli di Conte: gli Azzurri agli Europei vincono se lui è impegnato in incontri internazionali – scrive, ammiccando -, con Putin contro la Svezia, con Hollande e la Merkel contro la Spagna; ed ora gli tocca inventarsi qualcosa per sabato – la Merkel ha già detto che cadrà nella trappola -.
Certo, il ministro Gentiloni prova a rivendersi in positivo il mezzo passo falso newyorchese: l’intesa che consente a Italia e Olanda di condividere un seggio non permanente – dice- è “un messaggio d’unità all’Ue”. E il ministro olandese Koenders vede nel testa-a-testa “un segnale d’apprezzamento per entrambi i Paesi”. La soluzione salomonica, inconsueta ma non inedita, suscita un’eco positiva al Palazzo di Vetro e viene presentata come “una dimostrazione di flessibilità all’italiana, ma anche di grande intelligenza diplomatica”. L’accordo matura con il coinvolgimento dei due premier, Renzi e Rutte, entrambi a Bruxelles al Vertice.
Resta, però, il fatto che l’Italia sperava di farcela senza patteggiamenti e dimezzamenti: sulla carta, disponeva, o almeno credeva di disporre, dei voti necessari, ma fra i suoi amici dichiarati ve n’erano almeno una trentina del giaguaro – tanti i suffragi mancatile, forse europei e mediorientali -. E disponeva pure di credenziali ‘onusiane’ (fondi, missioni, etc,) migliori di quelle olandesi.
Per cinque scrutini consecutivi, ne’ Italia ne’ l’Olanda erano riuscite a ottenere il quorum necessario, i due terzi dei votanti. 128 suffragi, e si erano anzi ritrovate in perfetta parità, con 95 voti ciascuna. Gli altri Paesi eletti nel Consiglio di Sicurezza per il prossimo biennio sono Bolivia, Etiopia, Svezia e Kazakhstan.
Fronte migranti, in sede Ue, non è andata molto meglio. Le conclusioni dei leader sugli accordi che l’Unione progetta con Paesi di provenienza africani sono più generiche di quanto l’Italia auspicava: non ci sono, come Roma chiedeva, i nomi dei Paesi africani con cui stipulare le prime intese; e non c’è nulla di concreto sui finanziamenti, nessuna cifra, manco i 500 milioni già stanziati sul bilancio Ue per rimpinguare il fondo per l’Africa.
Tutto resta affidato alla regia della Mogherini – una regia europea, non italiana – e tutto viene rinviato a settembre, quando l’Esecutivo di Bruxelles dovrà presentare “una proposta di piano d’investimenti” nei Paesi in questione “ambiziosa”. Nel frattempo, i flussi, gli sbarchi e le tragedie in mare continueranno: a fine anno, secondo le stime di Frontex, gli arrivi in Italia potrebbero raggiungere i 300 mila.