Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/01/2016
Il sabba del terrore non dà tregua: da Istanbul a Giacarta, dalla Somalia al Burkina Faso, giorno dopo giorno le bandierine s’infittiscono sulla mappa degli attacchi. Alcune sono azioni militarmente studiate: l’ultima di al Qaida nel Maghreb islamico a Ouagadougou è andata avanti per tutta una notte con decine di vittime; e quella di degli al-Shabaab contro una base dell’Unione africana 500 km a sud di Mogadiscio ha ucciso almeno 63 soldati. Altre sono azioni condotte in modo meno efficace e organizzato. Ma i terroristi sembrano disporre d’un arsenale di kamikaze illimitato e quasi non si peritano di perderne in attacchi di cui sono quasi le sole vittime, come a Giacarta.
Intorno al Mediterraneo, dalla Turchia all’Egitto alla Tunisia, un obiettivo è colpire il turismo. Sotto il Sahara, un obiettivo è colpire le presenze militari straniere su un territorio che gli integralisti considerano loro. A Parigi come nel Mali e in Burkina Faso, la Francia, con i suoi bombardamenti in Siria e i suoi interventi nelle ex colonie, è sotto tiro.
L’attacco nella capitale del Burkina Faso comincia venerdì sera e va avanti fino a sabato mattina, dura 15 ore: l’azione, rivendicata dalla stessa organizzazione responsabile degli attacchi a Bamako nel Mali il 20 novembre, prende di mira l’hotel Splendid –un quattro stelle- e il caffè-ristorante Cappuccino di Ouagadougou – creato da italiani, ma non più gestito da loro -, dove sono stati rinvenuti una decina di cadaveri. Siamo nel quartiere commerciale della capitale, dove s’incontrano personale Onu e militari francesi.
Il commando sarebbe di al-Mourabitoun, un gruppo che opera nel deserto del Sahara ed è guidato dal jihadista algerino Mokhtar Belmokhtar, uno dei capi di Aqmi. I terroristi fanno detonare un’autobomba all’ingresso dello Splendid e poi cominciano a sparare all’impazzata contro clienti e dipendenti, facendo ostaggi. L’assedio delle forze speciali del Burkina Faso , affiancate da militari francesi arrivati dal vicino Mali –una trentina di paracadutisti-, va avanti per tutta la notte: all’alba, un blitz neutralizza il commando. E’ un inferno di fuoco: le forze di sicurezza perquisiscono l’edificio, stanza per stanza.
Un bilancio delle vittime viene fornito dal presidente Christian Kaboré: 27 e forse di più i morti, pare di diverse nazionalità – uno è sicuramente francese -, mentre gli ostaggi evacuati dall’hotel sono stati circa 150 – di almeno 18 Paesi -, di cui 33 feriti. Tra i primi 30 liberati, c’era il ministro della Funzione Pubblica Clement Sawadopo, che s’è poi presentato al Consiglio dei Ministri convocato d’emergenza.
Anche il vescovo di Pinerolo Piergiorgio Debernardi era lì per portare aiuti della Cei: era nell’hotel, ma è riuscito ad allontanarsi ed a raggiungere – violando il coprifuoco imposto dalle autorità locali – l’aeroporto, dove ha atteso d’imbarcarsi su un volo per l’Europa.
Secondo le fonti ufficiali, quattro terroristi, tra cui un tuareg e due neri, sono stati uccisi – che due siano donne non è confermato-. Uno dei jihadisti è stato eliminato in un altro hotel, lo Yibi, dove s’era asserragliato dopo l’evacuazione dello Splendid. Ma non è chiaro quante persone componessero il commando.
In un episodio che s’ignora se collegato o meno all’attacco nella capitale, due australiani, un medico e sua moglie, sono stati rapiti da estremisti nel nord del Paese.
Nella rivendicazione, un messaggio “scritto dagli eroi dell’Islam con il sangue”, l’attacco è “contro gli adoratori della Croce, gli occupanti delle nostre terre, i saccheggiatori delle nostre ricchezze e coloro che violano la nostra sicurezza”. Un terrorista ha mandato un messaggio audio, da dentro l’hotel, nel dialetto arabo hassaniya parlato tra Mauritania, nord del Mali, e Sahara occidentale: “Combatteremo la Francia fino all’ultima goccia di sangue”.
Dopo che il ministro dell’Interno Simon Compaore ha annunciato che l’operazione era conclusa, tutta l’area è rimasta a lungo chiusa da un cordone di sicurezza, mentre all’interno si svolgevano ricerche di eventuali ordigni esplosivi abbandonati e rastrellamenti. Un contingente dell’esercito francese distaccato nel Mali si sta dirigendo verso Ouagadougou per rafforzare la presenza militare nel Paese, che ha prodotto figure a diverso titolo simbolo dell’Africa post-coloniale come Thomas Sankara e Blaise Compaoré e che è approdato appena l’anno scorso alla democrazia.