La Russia, specie la Russia spigolosa del presidente Putin, ha spesso messo alla prova le doti d’equilibrista della diplomazia d’un Paese inserito nelle alleanza occidentali, come l’Italia, ma interessato a flirtare con un importante partner economico, commerciale, energetico. L’esercizio è relativamente semplice, quando tra Mosca e i tuoi partner e alleati americani ed europei è tutto rose e fiori; ma diventa complicato quando i rapporti s’incrinano, i toni s’inaspriscono e arriva una crisi come quella dell’Ucraina. Lì si tratta di camminare sul filo, con il rischio di cadere.
Oggi, siamo esattamente in questa situazione. E Putin, probabilmente a corto d’alternative, sembra proprio scegliere l’Italia come interlocutore privilegiato, mettendoci più in difficoltà che facendoci un favore. Il ministro Gentiloni è stato l’ultimo occidentale a Mosca prima del G7 in Baviera, senza la Russia, in punizione per la crisi ucraina per il secondo anno consecutivo. E, conclusosi il Vertice, Putin è già in Italia: al mattino all’Expo per la giornata della Russia, dove incontra il premier Renzi (visita congiunta ai padiglioni russo e italiano e colloquio a Palazzo Italia, poi conferenza stampa congiunta e lunch); nel pomeriggio, a Roma, al Quirinale, ma pure a Palazzo Grazioli, per una cena e magari una serata con l’amico di tante bisbocce Silvio Berlusconi. E, ovviamente, c’è l’incontro in Vaticano con Papa Francesco.
A fare da cuscinetto tra l’Occidente e la Russia, però, il premier Renzi neppure ci prova. Al Vertice, con Putin sono stati tutti duri. In questo contesto, osserva Stefano Silvestri, uno dei maggiori esperti italiani di relazioni internazionali, “l’Italia non può più fare da mosca cocchiera” verso Mosca, “né puntare soltanto a una politica degli affari, ma può, in larga sintonia con Germania e Francia, delineare le caratteristiche di un rapporto più civile con Mosca”.
Da escludere negoziati per l’Ucraina. Del resto, quando c’è da discutere davvero, Putin chiama piuttosto a testimoni la Merkel e Hollande. “Non credo alle mediazioni – spiega Silvestri -: l’Italia s’è schierata sia al G7 che nell’Ue e gli alleati vedrebbero un tentativo di mediazione italiano come una rottura del fronte comune”. L’Italia, però, può avere un ruolo nel ribadire i limiti del confronto con la Russia, ad esempio escludendo l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, o lavorando per un accordo Ue-Ucraina che tenga conto degli interessi economici e industriali russi. Della tradizione posizione ‘filo-russa’ attribuitaci, “resta certamente l’interesse economico e commerciale, e resta l’opposizione ad una politica che punti al muro contro muro”. E nel Mediterraneo Mosca, che ha la sua influenza, può essere d’aiuto.
Con Papa Francesco, attento al ginepraio delle Chiese orientali, Putin cerca più che altro una foto che lo rilegittimi sulla scena mondiale. Crisi ucraina e situazione dei cristiani in Medio Oriente sono gli argomenti che potrebbero essere affrontati nel faccia a faccia il pontefice e il presidente, che s’incontrano per la seconda volta – la prima fu nel novembre 2013, nel pieno della crisi siriana -. Nebbia sulle voci d’un invito a Mosca o d’un incontro con il patriarca ortodosso: progetto che passa di papa in papa senza realizzarsi, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI a Francesco.
Il Pontefice, dice Silvestri, desidera “stabilire rapporti più stretti con il Patriarcato autocefalo moscovita”, specie in vista del Sinodo delle chiese orientali dell’anno prossimo a Istanbul. Questa è, per Putin, la quinta volta alla Santa Sede: tante visite, per un Paese con 600 mila cattolici appena.